E’ con la splendida “Metti, una sera a cena”, di Ennio Morricone, colonna sonora dell’omonimo e indimenticabile film di Giuseppe Patroni Griffi, che si è concluso il concerto di Chiara Civello in scena per la Jazz Section del Festival Palermo Classica.
All’interno del Cortile Abbatellis, sul quale si affaccia Palazzo Chiaramonte Steri, sede dell’Inquisizione siciliana e ora sede del rettorato dell’Università degli Studi di Palermo, si è svolto sabato 22 Luglio “Chansons” uno tra i più attesi appuntamenti di questa stagione.
La sezione jazz era stata aperta, sempre allo Steri, dal ritorno del grande Christian Tumalan, vincitore del prestigioso Grammy Award, e già ospite del Brass Group che lo aveva accolto nella sua sede storica, il teatro Santa Cecilia, per un indimenticabile concerto accompagnato dall’Orchestra Jazz Siciliana. Una certa spensieratezza è arrivata sabato sera a chi ha avuto la possibilità di ascoltare la musica e la voce di Chiara Civello, sensuale chanteuse romana ma siciliana da parte di padre; di Modica, per l’esattezza.
Nella musica e nelle note di questa interprete, anche compositrice e polistrumentista (suona, infatti, abilmente pianoforte e chitarra), che parla e canta in inglese, italiano, portoghese, spagnolo e francese, e amata anche da Tony Bennett che la definì “la miglior cantante jazz della sua generazione” o da Burt Bacharach che le ha riconosciuto di avere “tutte le carte in regola per diventare una superstar”, c’è un po’ di Sicilia e tanto Brasile.
La sua vita artistica si divide, infatti, tra l’Italia, dove collabora con artisti quali Stefano Di Battista e Danilo Rea; il Brasile, che riversa in buona parte dei suoi arrangiamenti, fatti di sinuosità jazz e di languida bossa nova, e che sono frutto delle sue collaborazioni con Chico Buarque e Gilberto Gil, che l’ha voluta come special guest in un recente tour europeo; e gli Stati Uniti, dove studia al Berklee College of Music e dove conosce il produttore Russ Titelman, con il quale produrrà il suo album “Last Quarter Moon”, divenendo la prima artista italiana a incidere con la leggendaria etichetta Verve Records.
Ma Chiara Civello è tanto altro. Come lo stesso grande sassofonista Phil Woods ha sottolineato, nei suoi circa novanta minuti di concerto allo Steri c’è stata la felice combinazione di una capricciosa seduzione e di una forte personalità, di profondità e leggerezza., di fantasia e originalità. Lei, cantante e musicista, ha saputo improvvisare e intrattenere il pubblico decisamente rapito dalla sua voce pastosa e accattivante, a tratti un po’ roca, ma molto, molto sensuale.
Se non conoscete Chiara Civello il consiglio è di ascoltare il suo ultimo progetto, che dà il titolo al suo tour “Chanson: Chiara Civello Sings International French Standards”, dodici classici dal 1945 al 1975, scritti da cantautori francesi. Tutti nomi noti agli estimatori della musica in lingua francese, da Michel Legrand a Charles Aznavour passando per Charles Trenet, Édith Piaf, Jacques Brel, Gilbert Bécaud.
Tutti brani firmati, incredibilmente, da autori francesi, come l’intramontabile “My Way” portata al successo da Frank Sinatra, ma “regalatagli” da Paul Anka, che in vacanza, in Francia, ascoltò per caso alla radio “Comme d’Habitude”, ne intuì il potenziale e ne acquistò i diritti per una cifra irrisoria. O anche la celebre “Feelings”, interpretata tra gli altri da Ella Fizgerald e Nina Simone, ma scritta da Loulou Gasté e il cui titolo originale è “Pour Toi”.
Con la sua personalità magnetica, allietando talvolta il suo pubblico con una battuta, Chiara Civello, accompagnata da Deby Burgio alle tastiere, e inaspettatamente alla diamonica in una romanticissima “Que reste-t-il de nos amours”, da Dario Giacovelli al basso e Federico Romeo alla batteria, ha proposto classici del repertorio francese come “Ne me quitte pas”, “Pour Toi”, “Un Homme et Une Femme”, “Comme d’ Habitude”, “Hier Encore”, ma anche uno straordinario arrangiamento di “Va bene, va bene così” di Vasco Rossi, o quello psichedelico e quasi estremo de “La Vie en Rose” di Edith Piaf.
Que reste-t-il de nos amours” cantava Charles Trenet.
Certamente quello che resterà di questo concerto sono la personalità dirompente e accattivante di Chiara Civello, il suo carisma, i suoi vocalizzi sofisticati appena sussurrati, le parole capaci di creare un’atmosfera di intima e divertente positività.
Tutto quello che può accadere di notte solo con il jazz.