La Cina è vicina. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, è volato a Pechino a comprare titoli cinesi. Da giovane era uno studioso dei testi maoisti. Giancarlo Giorgetti, già di fronte a Giovanni Minoli, aveva spiegato quale fosse il segreto del successo della Lega: “Siamo un partito stalinista-maoista”. E poi ci sono le nazionalizzazioni che hanno intenzione di intraprendere i ministri Luigi Di Maio e Danilo Toninelli che fanno il verso al regime dei mandarini. Per non rimanere indietro anche Matteo Salvini ha annunciato che presto si recherà in Cina.
C’è un rigurgito di libretto rosso di questi tempi. “Uno vale uno”, “la sovranità al popolo”, la “giustizia sommaria”, le pene a vita come intende fare il ministro della Giustizia per i corrotti, i maestri del pensiero maltrattati dagli apprendisti della politica. Il politologo Angelo Panebianco ha fatto notare che la nostra bussola si sta spostando verso est. Stiamo diventando orientalisti ma senza l’ambizione di Marco Polo e non abbiamo neppure Fantozzi a ricordarci cosa si rischia a diventare filoputiniani… Corriamo tutti il rischio di finire come il dissidente Aleksandr Solzenicyn senza neppure la possibilità di scrivere un Arcipelago Gulag. Si sa che con il nuovo regime anche la carta verrà vietata. Per protestare saranno consentiti solo sputi digitali.