E’ ufficiale: Nello Musumeci è un troll. Qualche giorno dopo aver dato la disponibilità a un passo di lato – se davvero il tavolo nazionale del centrodestra accertasse che si tratta di un “candidato divisivo” – il presidente della Regione, addirittura, si intesta la ricostruzione della coalizione che ha contribuito a sfaldare. Almeno in Sicilia: “Stiamo lavorando, e Meloni prima fra tutti, per ricostruire un centrodestra che dalla Sicilia, dalla vittoria alle regionali in Sicilia, può lanciare un forte segnale a pochi mesi dalle elezioni politiche”, ha detto il governatore da Bruxelles. Con lei? “Sono il presidente uscente, mi pare normale”, ha aggiunto.
Ma gli echi europei rimbombano fino a Palermo, dove qualche giorno fa il fronte No-Nello s’è riunito a palazzo dei Normanni per gettare le basi del dopo-di-lui. C’erano tutti i partiti, tranne Fratelli d’Italia. E anche se la forma per il momento rimane blanda (“Abbiamo manifestato il solo interesse di coltivare insieme le ragioni dell’unità e individuare, quindi, un percorso politico per vincere con una coalizione coesa, senza nessuna preclusione e nessuna pretesa”, scrivono i segretari regionali), il ricambio è in divenire. Micciché, intervenendo a margine della presentazione del Festino di Santa Rosalia, pressa FdI: “Li abbiamo invitati alla prossima riunione, che avverrà a giorni. La coalizione deve prendere una decisione e noi speriamo di prenderla insieme con Fdi, certo sarebbe una brutta cosa farlo senza”. E ancora: “La coalizione è con Fratelli d’Italia, partito che a livello nazionale è centrale nell’alleanza mentre in Sicilia lo è Forza Italia – ha aggiunto -. Se continueranno a non presentarsi assumeremo le decisioni del caso. La data limite per la scelta? Il giorno prima della presentazione delle liste”.
Musumeci, da parte sua, ostenta sicurezza: “La coalizione è già un fatto. Il problema è ricostruirla. Il centrodestra – ha continuato il presidente della Regione – non può essere solo una somma aritmetica. Deve essere un comune sentire, una comune strategia, un comune linguaggio pur nella diversità delle singole forze politiche”. Ma il “comune sentire” non c’è più stato nell’ultimo anno e mezzo di governo. E l’ha ammesso anche lui qualche giorno fa a palazzo d’Orleans, durante la conferenza stampa dei saluti (ops). Accusando il fuoco amico di avergli rivolto “attacchi indicibili” e pronunciando uno strano discorso su alcune palle che sarebbe “pericoloso” toccare.
E’ bastato un viaggetto a Bruxelles, per la conferenza del Comitato delle Regioni, a farlo ricredere? Forse no. Forse è stata una chiacchierata con Ignazio La Russa, che riparte all’attacco sulle agenzie: “In Sicilia non stiamo valutando nessuna candidatura alternativa a quella del governatore uscente – ha detto oggi il colonnello di Giorgia Meloni – Né di Raffaele Stancanelli, né di altri. Il nostro candidato si chiama Nello Musumeci”.