“Nonostante le proteste dei lavoratori, il Governo Musumeci ha deciso di tirare dritto sul rinnovo del contratto dei regionali proponendo un aumento più basso rispetto al resto d’Italia e senza riqualificazione, pur essendoci le risorse finanziarie necessarie. Un insulto a migliaia di donne e uomini che ogni giorno garantiscono i servizi ai siciliani, nonostante un blocco ventennale delle progressioni. I sindacati autonomi, che rappresentano oltre il 60% dei dipendenti regionali, torneranno al tavolo solo a precise condizioni: aumenti del 5% in linea con la media nazionale per cui le somme sono già state stanziate e non necessitano di ulteriori passaggi in giunta, indennità di vacanza contrattuale, riqualificazione e uso delle economie derivate dai pensionamenti”. Lo dicono le segreterie regionali di Cobas-Codir, Sadirs e Siad-Csa-Cisal in una lettera inviata al Presidente Nello Musumeci, all’Assessore alla Funzione pubblica Marco Zambuto, alla giunta e ai gruppi parlamentari dell’Ars.
“La proposta di rinnovo presentata all’Aran – spiegano Dario Matranga e Marcello Minio (Cobas-Codir), Fulvio Pantano (Sadirs), Angelo Lo Curto e Giuseppe Badagliacca (Siad-Csa-Cisal) – prevede un aumento medio degli stipendi del 3,78%, contro una media nazionale di oltre il 5%: quasi due punti percentuali che, con l’inflazione alle stelle, pesano come un macigno. La riclassificazione sarebbe immediatamente applicabile, visto che i soldi ci sono, ma manca la volontà politica e solo l’opposizione dei sindacati autonomi ha impedito la firma di un contratto peggiorativo appoggiato invece dai confederali. Il Governo prenda atto che senza il nuovo ordinamento professionale, con la conseguente riqualificazione e riclassificazione del personale, non sarà sottoscritto dai sindacati maggioritari alcun contratto”.