“La cosa gravissima successa a Palermo è che due cittadini senza ruolo hanno scelto il candidato”. L’ultimo passaggio di Leoluca Orlando da sindaco è contenuto in una intervista pubblicata da Il Fatto Quotidiano, in cui il professore spolvera le sue qualità migliori: “Un potere esterno ha deciso. Anche se la mafia non c’entra, capisce che si può infilare e si presenta. Questo ci dimostrano i due arrestati perché trattavano voti con i boss”.
I due cittadini che avrebbero scelto Lagalla, invece, sono i soliti: Cuffaro e Dell’Utri. “Lagalla doveva rifiutare il sostegno dei due e avrebbe potuto vincere”. E ancora: “Cuffaro non prenderà il 5 per cento. E la sua lista è l’ennesima dimostrazione che la DC ha fatto una brutta fine, perché dopo la caduta del muro doveva cambiare. E non la ha fatto. Io l’ho capito per primo e sono stato l’unico sindaco progressista e antimafioso eletto a Palermo”. Nel corso di questa campagna elettorale, pur mantenendo un ruolo defilato, Orlando avrebbe fatto una lavata di capo anche a Miceli: “All’inizio ha usato toni troppo moderati. Allora l’ho chiamato e gli ho detto: ‘Franco, ma la finisci di fare il moscio! Possibile che devo parlare io di Cuffaro e Dell’Utri che sostengono Lagalla? Devi gridarle tu nei comizi queste cose”.
Il giudizio peggiore, fra i due “condannati”, è quello su Dell’Utri perché “non puoi contarlo, ma comanda” mentre Cuffaro “ha una lista e lo misuriamo lì”. A proposito di cose concrete: qualcosa da rimproverarsi in caso di sconfitta? Magari le bare insepolte ai Rotoli? “Questa cosa mi pesa. Ho chiesto scusa e mi vergogno”, ma “il tema di fondo è che da tre anni a questa parte si è creato un clima mefitico in città per colpa di quelli che mi hanno abbandonato dopo essere stati eletti con me. Ora si spiega dove volevano andare: a sostenere il candidato di Cuffaro”.