Tutti assolti in appello gli imputati del processo per l’espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia Alua, avvenuta nel 2013. I giudici della Corte di Appello di Perugia con la sentenza di assoluzione, pronunciata dopo quasi dieci ore di camera di consiglio, hanno ribaltato il verdetto di primo grado per l’ex questore di Palermo Renato Cortese, per Maurizio Improta, i poliziotti Francesco Stampacchia, Luca Armeni, Vincenzo Tramma, Stefano Leoni e il giudice di pace Stefania Lavore.
Il collegio, presieduto da Paolo Micheli, ha assolto con formula piena Cortese, il super poliziotto che catturò il boss della mafia Bernardo Provenzano dopo 40 anni di latitanza e altri boss siciliani delle stragi, della ‘ndrangheta calabrese e della camorra. Una sentenza che restituisce la dignità ad un uomo che, davanti ai giudici di Perugia, si è limitato a chiedere “un minimo di rispetto”. Una sentenza che ribalta quella di primo grado del Tribunale del capoluogo umbro. Cade l’accusa di sequestro di persona aggravato, che gli avevano inflitto i giudici del tribunale umbro. Infatti, il tribunale di Perugia ha giudicato illegittima l’espulsione dall’Italia di Alma Shalabayeva, la ricchissima donna kazaka che nel 2013 fu rispedita in patria dalla polizia italiana, che era intervenuta su richiesta dell’Interpol per arrestare suo marito, l’ex banchiere Mukhtar Ablyazov, ricercato dopo diverse condanne per essersi impadronito di denaro pubblico. Una sentenza che paragonò l’operazione della polizia italiana a un sequestro di persona. Nel processo di appello è stato sentito, per decisione della Corte e per la prima volta, anche l’allora procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone che ha dichiarato che Cortese non lo ha mai ingannato e ha confermato che la signora Shalabayeva usava in Italia un nome falso, che il passaporto centrafricano da lei esibito era “grossolanamente falsificato”.
“E’ una pagina di grande giustizia” dice all’Adnkronos l’avvocato Ester Molinaro che insieme al professor Franco Coppi difende Renato Cortese. “Contenti sicuramente per l’esito del processo. Dimostra al contempo che, come abbiamo sempre sostenuto, il processo a carico del dottor Cortese non sarebbe mai dovuto iniziare. L’assoluzione perché il fatto non sussiste sradica completamente l’impianto accusatorio”. “Dire che siamo soddisfatti è fin troppo ovvio. Resta l’amarezza determinata da un processo che non doveva neppure nascere” dice all’Adnkronos l’avvocato Franco Coppi. “La sentenza di appello ha rimesso le cose al loro posto, resta la sofferenza che Cortese e gli altri imputati hanno dovuto sopportare”.
“L’assoluzione di Renato Cortese – ha dichiarato Claudio Fava, ex presidente della commissione Antimafia – è il segno di una Giustizia che, quando vuole, riesce sempre a ritrovare il filo della verità. A Cortese l’abbraccio e la stima mia e dell’intera commissione antimafia dell’Ars”.