Massimo Midiri, dal novembre dell’anno scorso riverito e applaudito rettore dell’Università di Palermo, ha sventolato su Repubblica la bandiera della legalità e della trasparenza. Costretto a parlare di quel gigantesco scandalo nazionale che fa riferimento ai concorsi truccati – sono 191 gli indagati, dalla Lombardia alla Sicilia, tra ricercatori, professori, prorettori e rettori con accuse di truffa, abuso e associazione a delinquere – il Magnifico ha detto di avere già avviato le innovazioni necessarie per contrastare la tirannia e la consorteria dei baroni: giorno verrà in cui i commissari saranno designati per sorteggio e non più per patteggiamenti di stampo mafiosesco. Buoni propositi, naturalmente. Vanificati purtroppo da una notizia che la dice lunga sul costume e il malcostume dell’Ateneo palermitano. Un ricercatore di Giurisprudenza, dopo un lungo periodo di aspettativa – in quattro anni gli studenti non lo hanno mai visto – ha avuto un avanzamento di carriera ed è stato promosso al ruolo di professore associato. La legge imponeva che il ricercatore, al momento della promozione, prestasse regolarmente servizio, con presenza documentata, nelle aule della Facoltà. Midiri ha acconsentito invece che la promozione avvenisse in maniera a dir poco bizzarra. Il fortunatissimo ricercatore, dopo quattro anni, ha effettivamente calpestato il pavimento dell’Università. Ma solo per un’ora. E’ andato lì, ha firmato il registro, ha incassato la promozione e il giorno dopo si è rimesso in aspettativa. La vita è bella perché è varia.
Credo che i lettori di Buttanissima abbiano già immaginato di chi parliamo: si tratta, manco a dirlo, del molto onorevole Gaetano Armao, vice presidente della Regione e assessore al Bilancio. Un nome di peso e di tutto rispetto, impegnato giorno e notte a costruire un futuro migliore per la Sicilia e per i siciliani. Ha collaborato a vario titolo con imprenditori e avventurieri di alto profilo – da Ezio Bigotti a Stefano Ricucci fino ad Antonello Montante – e oggi è l’uomo che siede alla destra del governatore Musumeci: traccia il solco del governo, ne ispira i programmi e i progetti.
Per carità, l’aspettativa è un istituto previsto della legge, anche e soprattutto per chi ha da assolvere a un mandato politico e parlamentare. Midiri non poteva non rispettare la legge. Al tempo stesso però avrebbe potuto aspettare che Armao concludesse il proprio impegno a Palazzo d’Orleans e tornasse, come tutti gli altri ricercatori, a svolgere il proprio lavoro dentro le mura dell’Università. Che fretta c’era? Bastava attendere la fine della legislatura, prevista per novembre. Spostando di sei mesi la promozione del potente ricercatore, il Magnifico Rettore avrebbe salvato non solo le ragioni della legge ma anche quelle del buon gusto, della lucentezza delle istituzioni, della decenza.