Lo confesso: non sopporto più le anime belle. E’ dal 23 maggio, giorno delle commemorazioni di Giovanni Falcone, che alzano il ditino dell’indignazione perché Roberto Lagalla, candidato del centrodestra a sindaco di Palermo, non è salito sul palco e non ha avuto il coraggio di affrontare a viso aperto il teatrino del linciaggio che Pif e tutta l’allegra compagnia avevano preparato per lui. Le anime belle riescono sempre a rivoltare la frittata. Lo scandalo, quel giorno, non era la sedia vuota di Lagalla. Ma la presenza sul palco di Leoluca Orlando: lo stesso personaggio che, oltre trent’anni fa, aveva insultato e mortificato Falcone con la lugubre impostura delle “prove nascoste nei cassetti”. Nessuno che abbia chiesto al “sindaco dei trent’anni” conto e ragione di quella balorda scempiaggine né del suo insopportabile malgoverno. Anime belle, anime false.