Totò Cuffaro ritratta un pezzo dell’intervista rilasciata oggi a Repubblica. O meglio, il titolo. Che fa riferimento a un altro endorsement: stavolta nei confronti di Antonella Tirrito, la collaboratrice dell’assessore regionale Toto Cordaro, designata dal candidato sindaco Roberto Lagalla nella propria giunta. “Avrò una mia assessora”, sono le parole incriminate pronunciate da Cuffaro. All’interno dell’articolo una disamina un po’ più approfondita: “La Tirrito? Non mi pare che sia frutto della gestione di potere. Io l’ho solo indicata. Vi soffermate su di me e non sugli altri”. Il giornalista, Claudio Reale, gli fa notare che “Lagalla se ne assume la paternità”. “Certo che l’ha indicata lui, io ho solo acconsentito” è la replica dell’ex governatore. Insomma, “l’abbiamo fatta insieme. Non fa parte del mio partito. È una designazione laica”.

Alla fine ciò che rimane è il titolo, che il segretario della Dc, in mattinata, si trova a smentire seccamente: “Come sempre il quotidiano ‘La Repubblica’ è scorretto. Il titolo è l’esatto contrario di quello che dico nell’intervista. Ed è grave che l’abbiano virgolettato come se l’avessi detto io. Purtroppo la colpa è mia: al di là della buona fede dei giornalisti continuo a parlare con ‘La Repubblica’”. Più tardi, in un’altra nota, precisa: “La designazione di Antonella Tirrito come assessore l’ha fatta lui – ha detto riferendosi a Lagalla – e la DC l’ha condivisa. Non avrebbe potuto scegliere di meglio. È una donna da sempre impegnata nel mondo cattolico e che condivide con la DC i valori della dottrina sociale della chiesa”.

Fine della storia? Macchè. La campagna elettorale di Palermo esplora ogni giorno nuove polemiche. L’ex governatore, bersagliato nel corso di un dibattito domenica scorsa al Foro Italico, nell’intervista di questa mattina aveva precisato che “la politica è la mia passione. Sono pentito delle mie condotte del passato. Ho fatto degli errori, ho pagato di conseguenza. Posso tornare alle mie passioni. E poi ha ragione Lagalla” quando dice che “non sono in condizione di influenzare le sue politiche. Voglio solo far rinascere la Democrazia cristiana. E sul diritto di essere in campo, Cuffaro chiarisce: “Non ho ammazzato qualcuno. Non sono stato condannato a un fine pena mai”.