Matteo Salvini si appresta a rimettere piede in Sicilia in un clima regolamento di conti. L’en Ministro dell’Interno sarà a Palermo venerdì per una nuova udienza sul caso Open Arms. Ma l’occasione potrebbe tornargli utile per organizzare un punto politico con la dirigenza del suo partito. E, magari, per lanciare Roberto Lagalla come candidato unitario del centrodestra alle prossime Amministrative. Anche se, osservando ciò che sta avvenendo a palazzo dei Normanni, con una legge Finanziaria fatta a pezzi dai franchi tiratori della maggioranza, è assai complicato discutere d’unità.
Anche in casa Lega si registra un certo malcontento. Oltre a quello di Samonà, che non ha digerito lo stralcio di una norma per favorire l’accesso ai luoghi della cultura siciliana, anche Sammartino e Minardo fanno registrare picchi di tensione. Il primo ha bocciato apertamente Musumeci, che sulla carta sarebbe suo alleato; il secondo, invece, cerca di redimere le tensioni all’interno del Carroccio, rifilando uno schiaffo al suo principale competitor (Mr Preferenze, appunto). Ma la situazione è liquida anche al di fuori della Lega, come dimostra l’ultima intervista di Micciché (poi ritrattata) a La Stampa e la polemica a distanza con Ignazio La Russa, che vuole chiudere la partita sulla ricandidatura di Musumeci. Con questo clima è quasi impossibile ottenerla adesso, anche se il colonnello della Meloni non intende cedere. Nel corso dell’ultima telefonata con Micciché sono volati gli stracci.
L’indicazione di Lagalla come candidato unitario a Palermo non ha sancito la pace, e nemmeno la tregua. Ha solo accelerato il processo di autodistruzione di una coalizione che non riesce più ad essere tale. Il secondo tempo della contesa si avvicina.
Le parole di Sammartino a ‘La Sicilia’
L’ultima bocciatura al governo di Nello Musumeci, anche se non può certo dirsi una novità, arriva da Catania. Il mittente dell’avviso di sfratto, questa volta, è Luca Sammartino, ex deputato di Italia Viva, transitato da qualche mese nella Lega (di governo): “Perché Musumeci non dovrebbe essere ricandidato? Non certo per un capriccio di Micciché o perché non piace a Sammartino e tanti altri – dichiara Mr Preferenze a ‘La Sicilia’ -. L’errore sta nell’approccio alla questione. Nessuno si fa un’altra domanda: perché dovrebbe essere ricandidato?”.
La Meloni dice che ha governato bene, ma questo per Sammartino corrisponde a “un automatismo inutile per piazzare una bandierina sulla Sicilia. Ci sono tante cose che la Meloni non sa, forse perché non gliele raccontano. Un esempio su tutti: la stragrande maggioranza delle proposte del governo regionale impugnate da palazzo Chigi. Le cose migliori di questo quinquennio sono arrivate dal lavoro dell’Ars, tutta l’Ars, compresi gli “scappati di casa” con cui “per motivi di igiene” il presidente della Regione non parla. La politica, la buona politica, è rispetto altrui, dialogo, sintesi”, sostiene l’ex deputato renziani. Che con Musumeci ebbe uno scontro durissimo un paio di anni fa, durante una seduta a palazzo dei Normanni: “Chi si arrocca dentro il palazzo, ostentando una superiorità morale tutta da dimostrare, si mette dalla parte del torto – insiste il deputato etneo -. E il risultato è un’occupazione unilaterale di ogni millimetro quadrato di potere per il cerchio magico, a fronte di fatturato amministrativo pari allo zero assoluto”.
L’ultima considerazione riguarda il perimetro della scelta del prossimo candidato governatore: “Il centrodestra siciliano ha una classe dirigente che ha dimostrato di non aver bisogno di imposizioni dall’alto. E ha l’orgoglio, oltre che la capacità, di compiere le scelte migliori per l’Isola. Non è un caso che l’unico leader nazionale ad averlo capito è Matteo Salvini”.