La stretta di mano fra Salvini e Orban è un altro segnale del contagio (letale o virtuoso a seconda dei punti di vista) di una mentalità sovranista, muscolare, razzista, “trumpiana” (e pure sottilmente “macroniana”). Una mentalità ideologicamente trasversale (o meglio indifferente) che sta conquistando la piccola paurosa Europa ma pure tanti pezzi di altro mondo. Dagli evocati USA al Venezuela di Maduro alla Birmania della “santa” Aung San Suu Ky sospettata di essere addirittura la mandante dello sterminio dei Rohingya. L’immigrazione (con la retorica dei pericoli annessi variamente declinata) è il comune denominatore di quasi tutti questi leader più o meno muscolari del terzo millennio.

A me spaventa il contagio dell’idea che l’immigrazione possa essere fermata con i muri, con la sceneggiata della Diciotti nel porto di Catania (ma i manifestanti erano stati ingaggiati da Salvini per fargli da claque politica?), con pagamenti cash agli stati come fatto con la Turchia e tentato con la Libia se solo si sapesse a chi fare il bonifico, con pagamenti cash agli italiani come fatto con business dell’accoglienza, con gli alti appelli all’umanità che si susseguono da parte di celebrities politiche, da ultimo Montalbano-Riondino che oltre a invocare la chiusura dell’Ilva nella sua Taranto ora auspica che il ministro dell’Interno stia alla larga da Venezia, capoluogo di una regione in cui la Lega ha la maggioranza assoluta.

Non si ferma l’immigrazione nemmeno con il bel gesto di Papa Francesco, che può accoglierne cento ma non centomila. Quanto all’Europa viene il sospetto che anche in questa vicenda stia attuando la sua politica precisa, puntuale, incisiva mirata alla distruzione dell’Unione per scassamento di cabasisi unanime di tutti i suoi milioni e milioni di abitati dei 28 paesi, tutti ugualmente ormai convinti che se c’è un problema l’Europa non lo risolve, lo aggrava.

Forse due numeri possono aiutare. Nel ’98, cioè 20 anni fa, Europa e Africa avevano più o meno lo stesso numero di abitanti, 730 milioni circa. Dieci anni dopo noi europei stavano sempre attorno ai 730, gli africani erano un miliardo. Nel 2016 noi eravamo a quota 741, “loro” a un miliardo e 216 milioni. Nel 2050, fra 32 anni, quando i nostri figli saranno la classe dirigente del pianeta, noi europei saremo meno di 700 milioni (che la popolazione diminuirà essendo purtroppo noi mortali e avendo fatto pochi figli) loro quasi un miliardo e 800 milioni.

Di quel miliardo e due di persone che oggi popolano l’Africa, almeno 3-400 milioni vivono nell’Africa subsahariana senza energia elettrica, senza acqua potabile, con pochissimo cibo, sottoposti alle guerre di bande religiose e tribali che massacrano quelle terre.

Le stime delle organizzazioni internazionali hanno valutato in 250 milioni i migranti che nei prossimi due-tre decenni premeranno sui paesi occidentali, soprattutto l’Europa. Si tratta di migranti “climatici” vittime della desertificazione acuita dal global warming, a cui vanno aggiunti quelli “economici” spinti dalla fame e i rifugiati politici.

Come li fermi 200 milioni di migranti? Chiudendo i porti? innalzando un muretto? Come gestisci il loro impatto sulle nostre società di vecchi? Come metabolizzi le pulsioni razziali che inevitabilmente (oltre che strumentalmente) si innescheranno? Di questo stiamo parlando.

E il problema è la “Diciotti”? Il nodo dirimente e interessante di un esodo di proporzioni mai viste nella storia dell’umanità è se Salvini sia imputato più o meno giustamente o se il procuratore che lo ha indagato sia un eroe o un signore in cerca di notorietà? Il centro della questione è se i grillini tollerino o meno l’egemonia politica della ministro dell’Interno? Noi, donne e uomini attenti e colti del terzo millennio, abbiamo elaborato risposte sul tema emigrazione o ci sta semplicemente sui coglioni il leader leghista?

In questi casi il mantra è “aiutiamoli a casa loro”. Finora noi europei, a parte le briciole manichee dell’elemosina della cooperazione internazionale, con i paesi d’origine dei migranti siamo passati dalla schiavitù materiale del sei-settecento, al colonialismo ottocentesco, alla schiavitù economica del 900 e attuale. Negli ultimi 20 anni siamo riusciti nel miracolo di trasformare il Nord Africa e il Golfo Persico da zone relativamente tranquille sotto il pugno di ferro di dittatori, a zone selvagge di guerra civile e massacri quotidiani in mano a bande di assassini e terroristi.

Speriamo che la prossima generazione, quella dei ventenni di adesso sia migliore di noi sessantenni (orfani e nostalgici di ideologie sconfitte dalla storia) e dei quarantenni che ora governano nell’era della demagogia, dell’assenza dei valori e della politica liquida anzi gassosa.

Perché noi, alla fine il nostro pezzo di vita tranquilla, senza guerre e apocalissi, l’abbiamo avuta. Loro, che poi sono i nostri figli/nipoti, l’apocalisse la dovranno fronteggiare sia sul piano demografico che su quello climatico, senza riferimenti ideali, e pagando il prezzo della nostra stolta e stupida ottusità culturale, e del nostro egoismo collettivo, miope e un po’ criminale.