Non è bastata la proposta di Silvio Berlusconi di organizzare una call coi leader del centrodestra per stabilire la strategia della coalizione a Palermo. Anzi, l’iniziativa assunta dal Cav. dopo aver sentito la Meloni, ha suscitato il fastidio di Matteo Salvini che ha ribadito il concetto che “in Sicilia decidono i siciliani”. Abdicando al ruolo di mediatore. Così, nelle prossime ore, si potrebbe arrivare alla clamorosa rottura, col partito della Meloni sempre più intenzionato a far ritirare Carolina Varchi e virare su Roberto Lagalla, sostenuto dall’Udc e dagli uomini di Faraone (il che rappresenta, comunque, un impedimento). Mentre Lega e Fratelli d’Italia, assieme al Cantiere Popolare di Saverio Romano, hanno puntato le proprie fiche su Ciccio Cascio, presentato ufficialmente sabato mattina a Mondello.
Il punto di snodo, manco a dirlo, è il bis di Nello Musumeci a palazzo d’Orleans, per il quale Giorgia Meloni non desiste: “Siamo stati sempre disponibili a fare un passo indietro su nostri candidati purché non si mettesse in discussione un principio valso finora: gli uscenti che hanno lavorato bene, non hanno problemi e vogliono ricandidarsi, sono confermati. Oggi – ha dichiarato la leader di FdI a Libero – si chiede di rimettere in discussione questo principio nel caso di Nello Musumeci, forse colpevole di essersi avvicinato a Fratelli d’Italia. Se dovesse saltare in Sicilia il principio della ricandidatura degli uscenti, non si vede perché dovrebbe essere mantenuto altrove. Mi auguro che prevalga il buon senso e si possa raggiungere un accordo”. Accordo che appare sempre più lontano: la Lega, in cambio di una convergenza su Cascio, offre agli alleati il “non pregiudizio” a discutere di Musumeci, purché se ne parli dopo il 12 giugno (data delle Amministrative). Un impegno che non basta a Fratelli d’Italia.