Nella classifica dei ministri più ricchi – i dati sono stati pubblicati online dal governo, ma solo in nove hanno fornito la dichiarazione dei redditi – non c’è proprio partita: a condurre la vita più agiata è Giulia Bongiorno, che detiene il dicastero della Pubblica Amministrazione. L’avvocato palermitano, celebre per la sua difesa nei confronti di Giulio Andreotti, ha dichiarato poco più di 3,5 milioni di euro. Lo stipendio di un calciatore. Al secondo posto, nettamente distanziato, c’è il prof. Giuseppe Conte, al secolo il presidente del Consiglio, con “appena” 370 mila euro di imponibile. Il suo vice Di Maio è sotto la soglia dei 100 mila.

Fare i conti in tasca ai politici è diventato uno sport nazionale. Immaginare come possano spendere così tanti denari pure. Ma una delle poche informazioni alla mercè di tutti, riguarda le entrate: della Bongiorno, ad esempio, è lecito sapere che quei tre milioncini derivano in parte dal possesso di 33 immobili di sua proprietà. E non è tutto. Il ministro leghista, che in passato fu esponente di Alleanza Nazionale, deve le sue “fortune” anche al possedimento di alcune azioni: 13 mila di Terna (la rete elettrica nazionale) che gli fruttano 60mila euro; e 1.312 di Poste Italiane per un valore che si aggira sulle 9mila euro. Non è roba dell’altro mondo, in termini economici. Si tratta, però, in entrambi i casi di aziende parastatali, cioè sotto il controllo del governo, di cui la ministra è componente attivo.

Pertanto è lecito chiedersi cosa possa mai succedere in Borsa a Terna o Poste Italiane, se la Bongiorno dovesse mai approvare un provvedimento che le riguarda; o, quando ci sarà da stabilire le nomine per le due aziende, se il ministro possa avere una qualche influenza. Domande lecite, senza insinuazione alcuna. Il garantismo e il “sospetto conflitto d’interesse” talvolta collimano. Ma state certi che da un (ex?) partito giustizialista come il Movimento 5 Stelle non ci sarà alcuna levata di scudi. Non ora.

Bongiorno, che in questa prima parte di legislatura è stata messa in ombra da un’agenda di governo che ha spostato altrove le sue attenzioni (dai migranti alle infrastrutture, passando per il decreto dignità), ha presentato nei giorni scorsi un maxi piano di assunzioni per i dipendenti della Pubblica amministrazione. Il decreto – denominato “concretezza” – sarebbe al vaglio del Ministero e garantirebbe 450 mila nuovi ingressi nell’apparato statale, attraverso i concorsi pubblici. Dal 2019 e senza perdersi in lungaggini. La Bongiorno, che incarna la figura di politica decisionista e bazzica in Parlamento dal 2006, ha promesso inoltre battaglia contro l’assenteismo: a pagare saranno i fannulloni e i controllori. Basta furbetti del cartellino. Basta furbetti in generale. Vero, ministro?