Sembra che l’unico passaporto per fare politica sia diventato lo showbiz. Se vuoi sbarcare in parlamento non ti chiedono che formazione hai avuto o che università hai frequentato. Tanto meno di sfogliare il curriculum per capire di cosa sei capace. No. Basta aver fatto la Iena. O un film. O entrambi. Come accaduto a Ismaele La Vardera, che nel 2017 si fece beffe di politici e partiti, tramutando la sua candidatura a sindaco di Palermo – dove prese poco più del 2% – in un’imperiosa sceneggiatura da cinema, per la verità senza grossi colpi a effetto (al netto del boss che arrivò ad offrirgli 300 voti a 30 euro l’uno).

‘Il sindaco, italian politics for dummies’ si è trasformato in uno sputtanamento complessivo nei confronti della malapolitica, impegnata da sempre nella ricerca del miglior compromesso per allestire strategie elettorali a volte assai audaci. Ma al netto dei comportamenti individuali, che non prefigurano di per sé comportamenti penalmente rilevanti (a meno che non siano i magistrati a dirlo), non sorprende neanche più che l’ascia del populismo si abbatta sulle elezioni siciliane. O che lo sputacchio sia diventata una costante per quest’Isola martoriata, dove nemmeno i divi dell’Antimafia sono riusciti a cancellare le cattive abitudini della classe dirigente (e hanno finito per accodarvisi). L’ex Iena ha promesso di scrivere un altro film, stavolta in senso figurato (si spera) e in compagnia di Cateno De Luca. E il passaggio da inviato (della trasmissione Mediaset) a candidato (di Sicilia Vera) si è materializzato in un attimo, quando il ‘ciuffo rosso’ Ismaele ha scambiato la sua cravatta con quella del candidato presidente e ha scandito a chiare lettere di essere in campo per sconfiggere la ‘banda bassotti’, con cui l’ex sindaco di Messina cataloga i suoi rivali più attempati.

E poco importa che La Vardera non abbia i requisiti richiesti da De Luca per occuparsi di politica, ad esempio aver amministrato almeno un condominio. Ha fatto la Iena, ha fatto un film, non è stato raccomandato da nessuno. E tanto basta. Il ragazzo, nel corso della sua presentazione, ha spiegato di essere rimasto affascinato (e poi tradito) dal Movimento 5 Stelle degli inizi. La prima scuola di pensiero dello sputtanamento. Lo stesso partito che ha mandato all’Europarlamento, dopo un rapido passaggio nello staff dell’ex Ministro dell’Istruzione Fioravanti, anche Dino Giarrusso. Un’altra Iena sguinzagliata a Bruxelles, dove però non è iscritto a nessun gruppo e deve faticare il doppio per fare in modo che una sua proposta sia recepita da qualcuno.

Lo stesso Giarrusso che oggi non si accontenta di restituire gli stipendi, come fa buona parte dei suoi colleghi pentastellati, ma ha ceduto (giustamente) all’ambizione di scalare le posizioni di vertice. Voleva fare il coordinatore regionale, e gli è andata male. Ma ora è in campo per le primarie del centrosinistra, con cui verrà scelto il prossimo candidato alla presidenza della Regione del ‘campo largo’. Ma a che servono le scuole di formazione politica, o una laurea in Scienze del Governo, se basta aver fatto la Iena o la Sardina?