“Ci sono cose più gravi dei delitti. Si chiamano errori”. (Talleyrand)
Sono stato lì, ad ascoltare, ri-ascoltare e, ancora una volta, ri-riascoltare le sue dichiarazioni. Non volevo credere alle parole che udivo dallo scranno 856 del Parlamento Europeo. Parole incomprensibili in quella che mi appariva una edulcorata edizione del teatro dell’assurdo di Ionesco. Una pièce beckettiana di un soliloquio dentro la solitudine del nulla.
Eppure quella donna stava parlando a nome degli italiani che l’avevano eletta nell’alto consesso parlamentare. Ma a nome di chi, veramente, proferiva le sue supposizioni? Ma sì… era chiaro: lei stava solo manifestandosi nella sua altera vanità. Nulla di politico o di ideologico si riscontrava nel discorso con il quale – di fatto – negava i massacri dei civili in Ucraina. Nessuna fonte di prova o riscontro alle sue supposizioni (smentite da tutte le cronache di questa orribile guerra).
L’assurdo, però, toccava vette addirittura rocambolesche allorché invocava una commissione di inchiesta per fare luce sulle asserite finzioni create artificiosamente dagli ucraini. Sdegno, sconcerto, imbarazzo (e altre similia) costellavano il seguito di quelle dichiarazioni con prese di distanza degli altri rappresentanti europei. Ma essi non capivano che quello era solo un gioco, un gioco di seduzione e null’altro al quale la Donato era oramai adusa.
Senza tema di smentita o di possibilità querelatoria, si può infatti affermare che la Donato ha compreso che in politica bisogna fare così. Spararla grossa, anzi, ciclopicamente immensa, affinché l’attenzione dei media e del popolo disattento si concentri – anche solo per un attimo – sulla fresca messa in piega. Che lo sguardo di chi nulla ascolta o comprende si soffermi sul viso sorridente della certezza di chi nulla conosce.
Il resto non conta, perché il vuoto della politica deve riempirsi solo e soltanto della forza dell’immagine: la finta virtù che fa luce in un adorno ammanto. Il boato sordo della finzione paga bene in termini di consenso elettorale. Il terrapiattismo si fa verità assoluta in coloro che, avendo mandato all’ammasso il cervello, dovranno recarsi un giorno alle urne.
E non importa che il gridato antieuropeismo di un tempo sia divenuto l’odierno e ben retribuito mandato parlamentare a Bruxelles. La coerenza non è fisiologia della politica dei nostri giorni, anzi, ne è il peso alla libertà di contraddire e contraddirsi. Sempre, però, con il parrucchiere pronto per ogni necessità.
Insomma, perché stupirsi e amareggiarsi alle sue parole? All’Onorevole parlamentare europeo Francesca Donato, non deve guardarsi in bocca…