Per qualcuno non se n’è mai andato. Ma Marcello Dell’Utri, che ha scontato una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa, da qualche settimana s’è riaffacciato a Palermo con convinzione. “Per parlare di libri”, sostiene il diretto interessato. Ma la sua è una presenza che fa discutere. Mercoledì scorso, secondo le ricostruzioni di Repubblica, l’ex senatore ha pranzato all’hotel delle Palme con Nello Musumeci, con cui ha discusso del progetto di trasferire in Sicilia, a mo’ di donazione, la sua biblioteca. Dell’Utri, che è un raffinato bibliofilo, ha poi preso il telefono e composto il numero di Silvio Berlusconi, per fagli scambiare due chiacchiere col governatore. Ma avrebbe anche assicurato Nello sull’ipotesi che Forza Italia lo sosterrà anche al prossimo giro.

La sera di mercoledì, poi, ha rimediato in parte a quella fuga in avanti incontrando a cena, nel centro di Palermo, l’amico Gianfranco Micciché. Con il quale si è rivisto ieri, proprio ad Arcore, nel summit organizzato dal Cav. per decidere le prossime mosse del partito in Sicilia (compresa l’idea di spingere Musumeci ad abdicare volontariamente al trono). L’ex manager di Publitalia, comunque, è considerato da Repubblica – c’è un pezzo a firma di Claudio Reale – il messaggero “a tutti gli effetti” di Silvio Berlusconi nella sua Sicilia. Ed “è ancora tanto potente – si legge – da aver provocato un terremoto nel partito”. “Sta di fatto che dopo il suo ritorno in scena Forza Italia è stata costretta a cambiare in corsa il candidato su cui puntare per le Amministrative di primavera a Palermo e a modificare persino la strategia per le Regionali d’autunno”.

Dell’Utri sarebbe stato il gancio utilizzato da Berlusconi per garantirsi l’appoggio di Renzi e Italia Viva nella corsa (poi interrotta) del vecchio Cav. al Quirinale. Oggi, però, appare il connettore principale (e fidatissimo) di Silvio con la Sicilia, una terra che gli ha dato tanto e della quale, altrimenti, farebbe fatica a occuparsi. “Chi conosce le cose forziste – scrive Reale – sa che l’ex senatore palermitano, anche facendo leva su un gruppo di fedelissimi in Sicilia e sul rapporto privilegiato con il Cavaliere, è intervenuto più volte sugli equilibri del partito da quando, nel 2019, è tornato in libertà”. Lo farà ancora? Probabile.