Nella vita ci sono le occasioni. Il senatore Salvini, in circostanze ormai più che imbarazzanti, ne ha ora una. Si è ficcato dove non doveva, con un atto benevolente ma plateale, esibizionistico, al confine tra Polonia e Ucraina. Confidente nel messaggio su “aiuti e pace”, sfacciato, ha preso posto dopo un viaggio di propaganda pacifista vicino a un sindaco polacco al quale chiedeva un pass per la sua nuova identità di partigiano della pace a due passi da chi ha scatenato la guerra in Europa, e questi gli ha rinfacciato la maglietta con il volto idolatrato di Putin, gliela ha lasciata sul microfono del piccolo podio comune con un gesto raro di disprezzo e di castigo e lo ha abbandonato ai suoi balbettamenti e ai suoi pensieri affranti di reietto della comunità internazionale. A questo punto non ha più senso per lui, verso il quale sarebbe anche assurdo nutrire sentimenti meschini di vendetta, insistere. Uno sputtanamento così radicale richiede misure estreme. Continua su ilfoglio.it