Qualcosa poteva essere diverso. A quanto pare non lo sarà. Dopo i fulmini della scorsa settimana, il Cda dell’Azienda Siciliana dei Trasporti, nominato dalla politica, ha scelto il nuovo direttore generale: al posto di Ugo Fiduccia (ai domiciliari per i casi di corruzione ravvisati dalla Guardia di Finanza), va Giovanni Amico. Anch’egli indagato dalla procura di Palermo nell’ambito dell’operazione ‘Gomme lisce’, che ha portato all’arresto di Fiduccia. Amico è stato indicato dal Cda presieduto da Santo Castiglione, altro lombardiano di ferro, che da qualche settimana aveva rimpiazzato Gaetano Tafuri. Il neo direttore generale è stato presidente della commissione di gara che ha assegnato l’incarico di revisore contabile dell’Ast al commercialista Felice Genovese, il quale avrebbe chiuso un occhio su alcune irregolarità nei bilanci. Secondo l’accusa, Amico sarebbe fra “i principali ideatori dell’operazione illecita” per evitare l’aggiudicazione alla Kpmg e favorire Genovese. Le accuse nei suoi confronti sono turbata libertà degli incanti, e falso ideologico e materiale.
Il verminaio è talmente radicato che è impossibile venirne a capo. Così, per Castiglione, l’unica soluzione è stata ripiegare su un indagato: “Amico è legittimato perché non ha avuto l’interdittiva del giudice – ha spiegato a ‘La Sicilia’ -. E’ l’unico che potevo metterci, non ne ho altri. E poi è solo facente funzioni. A breve faremo un atto di interpello fra i dirigenti regionali, in attesa che, come mi ha assicurato Armao, ci sia la lege che sblocca le assunzioni”. Amico, in passato, è stato ‘supplente’ ai vertici della società, ma anche amministratore unico di Ast Aeroservizi, la controllata che gestisce l’aeroporto di Lampedusa, e vicepresidente della Società Interporti.
L’altro capolavoro di queste ore riguarda invece Sicilia Digitale, dove il posto di amministratore unico – lasciato vacante dal dimissionario Ignazio Bertuglia – è stato occupato da Mario Bellavista, avvocato penalista palermitano, ma anche compositore e pianista di calibro. Talmente bravo che avrebbe meritato la Carnegie Hall. Ma che c’entra con quel carrozzone decotto, spolpato e ossificato di Sicilia Digitale? L’ha deciso Armao, ovviamente. La partecipata nei giorni scorsi ha rischiato di sparire, ma l’approvazione di un piano di risanamento ha sbloccato risorse per oltre 12 milioni (un regalino dell’Ars) che le permetteranno di chiudere due contenziosi con gli ex soci privati e sbloccare i conti per pagare di dipendenti. Bellavista, che ha accumulato incarichi all’Amat e a Sicilacque, spera “stabilizzare e qualificare il personale, aumentare il numero di dipendenti con l’aumento dei carichi di lavoro” e “garantire alti standard e costi allineati a quelli di Consip così da poter permettere alla Regione di sceglierci direttamente come interlocutore nel settore dello sviluppo digitale”. Fin qui le commesse sono andate altrove.