La commissione Antimafia di Claudio Fava, nei giorni scorsi, ha aperto un ciclo di audizioni per fare chiarezza sul terremoto che ha sconvolto l’AST, l’azienda siciliana dei trasporti: l’obiettivo non è entrare nel merito delle ipotesi di reato, cui penserà la Procura, ma “capire dove e perché manca un’attività di vigilanza sull’operato e sulla gestione finanziaria” dell’AST e di altre società regionali “che diversi assessorati e rami dell’amministrazione dovrebbero espletare”. Ma anche, come sottolinea il presidente Fava, “se davvero non ci fosse contezza del modo in cui questa e, si presume, molte altre partecipate siano deputate a garantirsi clienti e consenso. Riguardo al ruolo della politica, Claudio Fava aveva spiegato che “al di là delle responsabilità personali e del risvolto penale, resta il fatto che la politica arriva dopo. Nel caso dell’AST, colpevolmente dopo. C’erano state segnalazioni da molte parti: interne ed esterne all’AST, interne ed esterne all’Assemblea regionale. Invece, è come se si fosse costretti prendere atto che la situazione è degenerata e la metastasi è esplosa solo quando arrivano le carte dell’ufficiale giudiziario o della procura. E’ un limite culturale della politica. Non è che non ci arriviamo prima, è solo che decidiamo che non ci interessa arrivare prima”.