Si è tenuto questa mattina nella Sala Pio La Torre di Palazzo dei Normanni un incontro tra le forze di opposizione all’Ars: Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Cento Passi, Verdi-Europa Verde. “Ci siamo visti per fare un programma comune in vista della finanziaria regionale e degli interventi sul Pnrr – dicono i parlamentari – intendiamo avviare una serie di incontri con le parti sociali, gli amministratori locali e la società civile per rappresentare le loro istanze in parlamento”.

La notizia è che si sono visti. Ma che bisogno c’era di una nota? E qui la lettura più superficiale merita un approfondimento. Da qualche giorno, infatti, nella coalizione di centrosinistra si respira uno strano clima. Colpa della politica dei due forni attribuita al Pd che, stanco delle meline romane dei Cinque Stelle – Conte è attualmente ‘congelato’ e non si è ancora espresso sul nome del referente regionale dei grillini – ha cominciato a guardarsi intorno. E fin dalle ore immediatamente successive all’elezione del presidente della Repubblica s’è aperta un’altra strada: allargare al centro.

Immaginate un “campo largo” che diventa ancora più largo. E’ quello che vuole – dichiaratamente – il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo, che ha auspicato interlocuzioni comode (con Italia Viva e +Europa) ma anche un po’ più scomode: l’ultima, con Forza Italia, ha mancato nel panico la sinistra. I primi a rintuzzare i tentativi “aperturisti” di Barbagallo sono i rappresentanti di Articolo Uno e Sinistra Italiana, che in una nota denunciano “il silenzio assordante di questi mesi” da parte del Pd che “si sta assumendo la grave responsabilità di tenere bloccato un intero progetto politico. Stallo aggravato dall’irricevibile proposta di un campo largo esteso a forze ed esponenti provenienti dal centrodestra”.

A livello di concetto, il Pd è in disaccordo con molti degli alleati. L’ipotesi di congegnare un modello Draghi – soluzione assai gradita al commissario regionale di Forza Italia, Gianfranco Micciché – è irricevibile per la sinistra dura e pura. Che da Palermo, dove si gioca la partita complicatissima delle Amministrative, ha già chiuso ad esperimenti troppo audaci. Con la frammentazione in atto del centrodestra, alla Regione un tentativo di questo tipo non è da escludere. Anche se non sarà affatto agevole costruirlo. I Cinque Stelle restano col problema di sempre: indicare qualcuno che si occupi della trattativa (andrebbe bene il capogruppo all’Ars, Nuccio Di Paola, purché qualcuno lo ratifichi). E poi, eventualmente, mandare giù una proposta d’alleanza con Miccichè che Cancelleri, mesi fa, non aveva escluso del tutto. Ma se dovrà essere modello Draghi fino in fondo, Forza Italia non può dimenticare gli amici autonomisti e della Lega. Su questo piano la partita si complica a tal punto da risultare impensabile.

Meglio un tavolo a palazzo Reale per parlare di Finanziaria e Pnrr. Almeno staranno tutti un po’ più tranquilli. E’ il politichese, bellezza.