Ci aveva già provato mercoledì, nella giornata più convulsa, a salire a bordo della nave Diciotti. Autorizzazione negata: “Qui non sale e non scende nessuno” si era sentito rispondere. Il giorno dopo, però, finalmente ce l’ha fatta. E Davide Faraone, senatore del Partito Democratico, ha potuto constatare con i propri occhi la “realtà devastante” – per usare le parole del procuratore di Agrigento – a bordo dell’imbarcazione della Guardia Costiera che ormai da giorni ospita 150 migranti e resta “bloccata” per le intemperanze di Salvini al porto di Catania, molo di levante.

“Rispetto ai migranti si tratta di una violazione dei trattati internazionali – chiariva Faraone prima di salire a bordo – ma c’è anche un problema di sequestro di persona nei confronti dell’equipaggio italiano. La novità è che il Ministro dell’Interno non si limita più soltanto ad attaccare gli obiettivi degli ultimi quattro mesi. Ma se l’è presa pure con la Capitaneria di Porto e con la magistratura. Sta andando, cioè, contro le istituzioni democratiche di questo Paese, contro quelli che lui in qualche modo dovrebbe rappresentare o almeno rispettare. Invece il suo è un atteggiamento prevaricante”.

Salvini si appella al fatto che l’Europa non mantiene le promesse. Basta a giustificare un comportamento del genere?

“Che l’Europa stia recitando un ruolo sbagliato e adottando una politica vergognosa sui migranti, giocando a scaricabarile, è fuor di dubbio. Ma non si contrasta questa politica con le metodologie adottate da Salvini, sequestrando le persone o attaccando i poteri dello Stato”.

Il leader della Lega ha lanciato il guanto della sfida: “O cambiate ministro o cambiate paese”. Lei cosa cambierebbe?

“Guardi, io non avrei dubbi. Il problema è riuscire a creare le condizioni nel Paese affinché le stesse cose siano pensate dalla maggioranza degli italiani. E’ un lavoro che va fatto”.

La Sicilia si è ritrovata, suo malgrado, nelle condizioni di rappresentare una seconda frontiera dopo quella libica. E’ in grado di interpretare questo ruolo che la storia le sta cucendo addosso?

“La Sicilia, al di là della volontà politica, rappresenta una frontiera da un punto di vista geografico. Il problema è come gestire questa vicenda. Mi viene in mente un parallelismo: per tanto, troppo tempo siamo stati considerati la capitale della mafia. Ma con grande merito del nostro popolo, siamo riusciti a diventare pure la capitale dell’antimafia, anche se qualcuno ci ha speculato. Bene, ora ci consideriamo una terra di frontiera rispetto al fenomeno migratorio, ma siamo anche un esempio per la nostra capacità di gestirlo. Detto questo, si pone di fronte a noi una fase nuova: come interrompiamo questa solitudine? Su questo l’Europa ha responsabilità devastanti”.

Maglietta rosse, proteste dell’arancino, iniziative per l’apertura dei porti. Anche il popolo siciliano sembra aver sviluppato una cultura dell’accoglienza

“Sono sicuro del fatto che la Sicilia e l’Italia sia molto avanti sul tema dell’integrazione. Basta fare un giro per le scuole e vedere come crescono i bambini. Spesso deviano dalla loro “natura” a causa degli argomenti posti dagli adulti, che hanno introdotto il tema della disgregazione, della cultura della razza. Questa è una responsabilità forte di chi governa, di Salvini e dei suoi complici: anche Toninelli sta facendo un lavoro simile”.

C’è la possibilità di ricondurre la questione a un dibattito civile e senza prove di forza?

“E’ necessario, ma con questi governanti è difficile. Bisognerebbe adottare due politiche: una dell’integrazione, l’altra del governo dei processi migratori, che non possono essere infiniti e illimitati. Il mare non può diventare un cimitero. Ma non si può più utilizzare le carrette del mare o le ong per fare campagna elettorale. Vede, la mia presenza a Catania non vuole essere un modo per dire “fate venire tutti” o “solidarietà a prescindere”. Io pongo un problema umanitario rispetto a 177 persone, più l’equipaggio, costretti a rimanere lì in condizioni vergognose. Ci dovrebbe essere un momento in cui interrompere la propaganda e tornare a discutere. Purtroppo, però, non mi aspetto alcun senso di responsabilità da parte di chi è riuscito a trasformare in propaganda anche i funerali di Genova”.

Chi ci pensa ai siciliani? Il tema del sud è mai entrato nell’agenda di governo gialloverde?

“Questo è l’altro punto cruciale. Lega e Cinque Stelle ci avevano riempito la testa con concetti del tipo “prima gli italiani” e “prima i siciliani”. Ora ci tengono da settimane bloccati a parlare di politiche dell’immigrazione. Non di infrastrutture, occupazione e reddito di cittadinanza, ossia le prerogative di chi abita in questa Regione. Tutto ciò è scomparso dall’agenda di governo e il nostro popolo si ritrova in fondo alla classifica degli interessi di chi ci governa”.

Quali sono le due priorità per la Sicilia?

“Primo: il tema del lavoro e dell’occupazione. Questi hanno fatto un decreto dignità che taglia i posti di lavoro. E’ il primo caso di un governo che fa un provvedimento in cui non si guadagnano posti di lavoro ma si perdono; hanno fatto promesse ingenti anche sul reddito di cittadinanza, che al momento è sparito dai radar. Secondo: il tema del risanamento ambientale e delle infrastrutture. Queste sono emergenze che il governo Renzi e il governo Gentiloni hanno affrontato con grossi investimenti. Bisognerebbe riprendere quelle politiche. E non usare armi di distrazioni di massa, come la nave attraccata a Catania, per sviare l’opinione pubblica rispetto alla loro incapacità di affrontare temi reali”.