All’aeroporto di Palermo – che il Genio di Palermo, Leoluca Orlando, ha assegnato al suo feudatario di fiducia, Fabio Giambrone – succedono cose che in un qualsiasi paese civile non dovrebbero succedere. Da due giorni i computer di Vueling sono in tilt e, al gate, non riconoscono le carte d’imbarco che i poveri (poveri, sì) passeggeri hanno compilato e stampato a casa propria.
Logica, buonsenso e buona educazione avrebbero dovuto suggerire alla compagnia aerea e alla Gesap, la società presieduta da Giambrone, di esporre quantomeno un cartello per invitare tutti coloro che arrivavano in aeroporto con il check-in già stampato di strappare quell’inutile pezzo di carta, di recarsi ai banchi di accettazione della Vueling e di rifare la carta d’imbarco compatibile con gli sgangherati computer della compagnia. Invece no.
L’arroganza e il menefreghismo di Vueling e Gesap al cartello da esporre all’ingresso, prima dei controlli di sicurezza, non hanno neppure pensato: troppa fatica. E così è successo che i poveri passeggeri hanno fatto mezz’ora di fila per passare i controlli ma senza potere concludere l’operazione; perché al momento di esibire la carta d’imbarco si sono trovati di fronte allo sgradevole invito di ricominciare tutto da capo.
Si dirà: ma un disguido può sempre capitare. Forse. Perché se l’aeroporto fosse diretto da un manager, sensibile al mercato e alle esigenze della clientela, queste scempiaggini non succederebbero. Invece la Gesap è una terra di nessuno appaltata alla politica. E queste cose succedono. Tanto, chissenefrega. Giambrone non ha neppure bisogno di presentare buoni risultati di gestione per sperare in una riconferma. Gli basta il padrinaggio del Genio di Palermo.