L’esplosione di Conte contro Di Maio, subito dopo l’elezione del Presidente della Repubblica, ha avuto il suo primo contraccolpo: le dimissioni del Ministro degli Esteri dal Comitato di garanzia dei Cinque Stelle. Una mossa che anticipa la volontà di Giuseppi, che nei giorni scorsi aveva chiesto con insistenza la convocazione di un’assemblea pubblica – in streaming, va da sé – per mettere in guardia l’alleato da future intromissioni sull’identità del partito. Conte, parlando con i suoi, aveva spiegato che “sono successe cose gravi, ci sono state prove muscolari e azioni che minano i nostri valori e la nostra identità. Non sono questioni personali, riguardano tutto il Movimento. Indietro non si torna, specie se a entrare a gamba tesa è chi ha ruoli di garanzia. Come si può garantire la coesione della nostra comunità e allo stesso tempo darla in pasto al correntismo tipico della vecchia politica?”. Grillo, che soprattutto i contiani avevano invitato a intervenire nel dibattito per rimettere ordine, è rimasto defilato. Preferendo che le ferite si cicatrizzassero da sole. Si è limitato, sul proprio blog, ad aggiornare le stelle polari del Movimento: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità. Ma a parte questo, il fondatore sottolinea che “questa nostra rivoluzione democratica è oggi chiamata a passare dai suoi ardori giovanili alla sua maturità, senza rinnegare le sue radici ma individuando percorsi più strutturati per realizzarne il disegno”. E trai punti fermi però rimane la “rotazione o limiti alla durata delle cariche, anche per favorire una visione della politica come vocazione e non come professione”.