La procura regionale della Corte dei conti ha citato in giudizio alcuni ex amministratori di Sicilia Digitale, la società informatica della Regione siciliana, per danno erariale. Tra loro l’ex magistrato e avvocato Antonio Ingroia, che fu nominato amministratore unico ai tempi del governo Crocetta, e l’ex direttore generale Dario Colombo, andato in pensione nel 2020.
Le ipotesi di danno erariale contestate sono due. La prima riguarda il compenso superiore ai limiti di legge erogato all’ex direttore generale, Dario Colombo, e mantenuto nel tempo, in contrasto con quanto richiesto dalla Regione Siciliana, socio unico di Sicilia Digitale. Secondo la ricostruzione della procura erariale, diretta da Gianluca Albo, nonostante le osservazioni avanzate, il compenso non è stato rimodulato nei limiti legali. La società e il direttore generale hanno condiviso le rivendicazioni dell’ex direttore Colombo e sono arrivati una conciliazione giudiziale i cui effetti sostanziali non avrebbero modificato il trattamento economico. Secondo la procura l’importo del compenso erogato ingiustificatamente nel quinquennio, è di 778.901 (a fronte di un limite di 240 mila euro imposto dalla legge).
La seconda ipotesi di danno erariale riguarda le spese di missione del direttore generale, Dario Colombo, liquidate per raggiungere la sede societaria di Palermo da una presunta sede di Sicilia Digitale nel comune di Catania. Il danno, nell’ultimo quinquennio, è stato quantificato in 49.373 euro. L’importo complessivo del danno ipotizzato è stato suddiviso tra i soggetti citati in base all’apporto causale nell’intera vicenda. In particolare, sono stati citati per complessivi 828.275 euro gli amministratori pro tempore Antonio Ingroia per euro 390.871,56, Dario Corona per 105.737 euro, Massimo Dell’Utri per 86.856 euro e il direttore generale pro tempore Dario Colombo per 244.809 euro.
In questi giorni Sicilia Digitale è balzata agli onori della cronache per lo sciopero generale indetto dai lavoratori, a fronte dell’ipotesi fallimento e del blocco dei pagamenti. La società in house della Regione ha i conti pignorati per effetto di una procedura esecutiva degli ex soci privati a seguito di una sentenza del 2018. La Regione, che aveva sbloccato 12,3 milioni con l’ultima variazione di bilancio, non può sbloccare le risorse finché non verrà formulato un piano di risanamento aziendale, propedeutico al rispetto dell’accordo con Engineering e Accenture che scade il 28 febbraio.