A Palermo abbiamo processato lo Stato che “trattava” con la mafia per impedire le stragi, a Genova abbiamo applaudito il governo che sta trattando con i capitalisti ritenuti stragisti. La storia è cambiata ma a rimanere uguale è l’ipocrisia. La linea della fermezza annunciata dal premier Conte si è già smorzata. Da che annunciava “non si possono aspettare i tempi della giustizia” è arrivato a “le autostrade devono quadruplicare l’offerta di indennizzo”. In pratica, chiede più soldi. Ed è un formidabile corto circuito. Una volta, i populisti, osannavano il pm Nino Di Matteo, l’uomo che si batteva per raggiungere la verità; portavano alla sbarra la vecchia nomenklatura che a loro avviso aveva le mani “lordate di sangue”. Oggi le parti si sono invertite. A trattare ci sono gli antitrattivisti e la trattativa se la appendono al petto come fosse encomio, una medaglia al valore. Oggi trattare è ragion di Stato, è lo strumento per punire autostrade. Del resto si sa che loro sono quelli del cambiamento. Tutto è permesso. Anche fare la morale ma da immoralisti.