Era in programma martedì a Roma un vertice ristretto del centrodestra per decidere sul prossimo candidato sindaco di Palermo. O, almeno, per cominciare a decidere. Ma il summit è stato cancellato a seguito delle polemiche sollevate dalla Dc di Cuffaro e da Saverio Romano.

Alla Camera erano stati convocati i cinque partiti con una rappresentanza parlamentare: Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Udc e Noi con l’Italia (di cui, in Sicilia, da parte il Cantiere Popolare di Saverio Romano). Restano fuori Diventerà Bellissima, Autonomisti (che però nell’Isola sono federati col Carroccio) e Democrazia Cristiana. A sollevare la polemica era stato un intervento di Pippo Enea, vice di Cuffaro: “Apprendiamo dalla stampa che sarebbe stato convocato a Roma un vertice per decidere chi dovrebbe essere a Palermo il candidato sindaco. Buon lavoro e buona fortuna. La Democrazia Cristiana non accetterà mai decisioni prese in tavoli politici dove non sarà coinvolta nelle fasi preparatorie e programmatorie”. La Dc era già stata esclusa dal primo tavolo dell’Hotel Politeama, oltre un mese fa. Di recente Cuffaro, invitato all’assemblea nazionale di Noi con l’Italia, ha dato il proprio endorsement a Saverio Romano, che per il momento resta defilato. Logico interrogarsi sulle quotazioni di Lagalla, un altro ‘prodotto’ dell’area democristiana, il cui approdo nell’Udc ha lasciato perplessi gli ex compagni di viaggio. Ma è proprio il nome di Lagalla, in queste ore, a farsi largo. Anche Forza Italia, con Micciché, si è detta disponibile a una candidatura dell’ex rettore, Restano da convincere la Lega e soprattutto Fratelli d’Italia (che preferisce di gran lunga la Varchi): se da Roma, comunque, dovesse arrivare l’ok, il candidato in pectore si dimetterebbe da assessore all’Istruzione, lasciando un posto vacante in giunta.

Ed è a questo punto che si aprirebbero scenari nuovi, con Musumeci tentato dalla carta Aricò (il capogruppo di Db all’Ars, tentato anch’egli da palazzo delle Aquile). Ma anche la Lega ambisce ad aumentare il numero di assessori e potrebbe trarre giovamento dall’uscita di Daniela Baglieri. Un tecnico voluto dall’Udc. I centristi, insomma, otterrebbero la candidatura a sindaco di Palermo ma dovrebbero liberare due posti nella giunta regionale, dove comunque risultano sovradimensionati (tre assessori per quattro deputati sono decisamente troppi). Il rimpastino sarebbe un’apertura di credito da parte di Musumeci nei confronti degli alleati.