Da qualche mese il dirigente generale del Dipartimento regionale ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana è Sergio Alessandro, un ingegnere civile che vanta trent’anni di militanza nel settore: “Mi occupo di Beni culturali sin dal 1989, data della mia assunzione in Regione. Conosco bene l’ambiente, ma adesso è cambiata la prospettiva. Da questa posizione si colgono tantissime cose che altrove non si vedono. Non mi aspettavo che alcune fossero andate così in rovina”.

Sembra l’inizio di un racconto catastrofico, ma in realtà Alessandro ha mille anticorpi per le situazioni difficili. Oltre a uno spirito propositivo e aperto, che sta cercando ogni giorno di trasmettere a uomini e donne che lavorano al suo fianco (o anche in posizione più periferica): “La prima conquista – spiega l’ex direttore del Museo Riso di Palermo – è ripristinare la centralità del Dipartimento rispetto agli altri istituti, restituire fiducia ai colleghi. Molti si muovono come se facessero parte di repubbliche indipendenti, quando in realtà la vera mission è fare squadra. Bisogna avere rispetto reciproco, mostrare vicinanza”.

Prima di parlare di musei o parchi archeologici si riparte dalle persone. Come l’assessore Tusa, con cui Alessandro ha condiviso un lungo rapporto lavorativo. Utile, adesso, a scardinare i dubbi e fare sintesi per rilanciare l’Isola sotto una prospettiva di valorizzazione e di tutela dei beni culturali: “Con Tusa è un bel binomio. Quando un direttore generale ha la possibilità di rapportarsi con un assessore che conosce la macchina allo stesso modo, è già un passo avanti. Ci vuole buona volontà e sintonia. Entrambe le cose al momento non mancano”.

L’istituzione di due nuovi parchi archeologici (Segesta e Pantelleria) è il sentore di una svolta per una Regione che sembra finalmente aver capito l’importanza della cultura. E il suo legame con l’offerta turistica di un territorio che ha fame di bellezza e opportunità: “Lo snodo è la valorizzazione.  Bisogna collaborare e rimboccarsi le maniche tutti quanti. Solo così fai vedere all’esterno di essere credibile, altrimenti rischi di disperdere le forze economiche. La cultura è uno dei settori trainanti della società siciliana. Deteniamo un patrimonio inestimabile e abbastanza diffuso. Si tratta di metterlo a sistema e valorizzarlo”.

Quanto fatto in passato, secondo Alessandro, è confuso e non basta: “Negli ultimi decenni abbiamo aperto siti, musei con nuovi allestimenti. Ma non siamo stati bravi, però, a metterli in rete. Non li abbiamo “avvicinati” alla gente. Anche il modo di rappresentare il patrimonio e raccontare la storia è importante. Non basta esibire i pezzi nei musei, alcuni dicono davvero poco. Un esempio? Il museo Salinas, a Palermo, è uno di quelli che sa raccontare la propria storia e quella della Sicilia. Le famiglie che passano del tempo all’interno dei nostri siti vanno accolte e coccolate. Quindi bisogna porsi in modo differente rispetto a quanto è stato fatto finora”.

Il nuovo incarico ai vertici – per uno che è stato dirigente tecnico alle Soprintendenze di Palermo e Trapani e dirigente del servizio museografico dell’assessorato – “è l’impegno più complesso della mia carriera. Il nostro personale è composto da 3 mila unità e abbiamo 100 siti che dipendono da noi. E’, per certi versi, anche una sfida affascinante. E’ come se mi avessero dato in mano una Ferrari: ora tocca a me portarla in pista”.