“Punto di riferimento per i giovani”, “testimone coraggiosa”. Sono due dei passaggi che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha riservato nel suo messaggio a Rita Borsellino, che si è spenta ieri all’ospedale Civico di Palermo. La sorella del magistrato Paolo, ucciso nel 1992 nella strage di via d’Amelio, aveva 73 anni. Basta fare un giro di tweet per accorgersi come la Borsellino fosse un personaggio trasversale. Che, al di là dell’impegno politico – maturato prima da candidata alla presidenza della Regione per il centrosinistra, poi da eurodeputata Pd – sapesse riunire tutti sotto lo stesso tetto: fatto di legalità, impegno civile e ricerca della verità.

Prima e soprattutto dopo quel 19 luglio 1992, giorno della scomparsa dell’amato fratello. Nel 1995 Rita avvia “de facto” la lotta antimafia, diventando vice-presidente dell’associazione Libera, fondata da Don Ciotti: “Io che non avevo mai viaggiato da sola – ricordò anni dopo – mi ritrovai in giro per l’Europa a parlare di legalità”. Dal 2005 ne diventa presidente onoraria: un impegno a cui tiene fede fino all’inverno, quando si registra il picco del suo impegno politico. Si candida e guida la coalizione di centro-sinistra (nonostante le simpatie di Paolo per il MSI) nella sfida persa per 300 mila voti contro Totò Cuffaro. Entra comunque all’Assemblea regionale siciliana, da “semplice” deputata. Il nuovo appuntamento elettorale del 2009 la consacra: 229mila preferenze per un seggio a Bruxelles, Rita diventa eurodeputata del Partito Democratico. Nel 2012 partecipa alle primarie del centrosinistra per le Amministrative di Palermo: ma la coalizione è litigiosa è l’appoggio di Orlando non basta. Vince Ferrandelli (che perderà poi le elezioni proprio contro Orlando, che scenderà in campo comunque).

Sin dal 1994, e poi negli anni successivi, Rita assieme ad Arci Sicilia contribuisce all’iniziativa de “La carovana antimafie”, un’esperienza di carattere internazionale che mira a portare l’antimafia propositiva a incidere nelle realtà economiche e sociali che attraversa. Dopo il ritiro dalla politica, torna nelle scuole, a parlare del martirio di Paolo, dell’agenda rossa, di quanta oscurità ci fosse attorno a Via d’Amelio. A portare, comunque, un messaggio carico di speranza. Provata dalla malattia, appare per l’ultima volta in pubblico un mese fa, alla vigilia della commemorazione del 26° anniversario della strage che colpì Borsellino e la sua scorta: “La memoria è vita che si coltiva ogni giorno” disse davanti all’ulivo del ricordo. In carrozzina, consapevole che la sua battaglia sarebbe poco. Certamente meno di quella che lascia in eredità a chi le ha voluto bene.