Tutti ad esultare per la prima freccia che Trenitalia scocca in Sicilia. Viene presentato come il segno del riscatto, in realtà è l’emblema del divario tra Nord e Sud. Un modello di treno che è stato dismesso al Nord perché ormai obsoleto, viene riciclato al Sud con ingresso in pompa magna. Certo è sempre meglio delle littorine che scorrazzano nella Modica-Caltanissetta.
Non si possono prendere in giro i siciliani in questo modo. Oggi abbiamo un sistema regionale del trasporto ferroviario che è molto più arretrato di quello che avevamo negli anni Ottanta. La mitica freccia del Sud era molto più funzionale della Frecciabianca. Non è solo un problema infrastrutturale, c’è tanta incapacità, incompetenza e compiacenza di chi finanzia il servizio, la Regione Siciliana, e tanta abilità e furbizia in chi il servizio lo realizza, Trenitalia e RFI.
La Regione Siciliana paga 12 euro per ogni chilometro percorso da un treno. Avete capito bene, 12 € per 1 Km, oltre a quello che gli utenti pagano con i biglietti e gli abbonamenti. Per rendere l’idea, un solo treno, da Modica a Caltanissetta, anche se completamente vuoto, rende a Trenitalia più di 2.500 euro. Anche se i treni viaggiano vuoti, la Regione Siciliana li paga comunque e Trenitalia li fa circolare con il fine di ridurre al minimo i costi e di ottimizzare i profitti. Pochi treni che girano in lungo, in largo e inutilmente perché in molti casi vuoti, rendono molto di più di tanti treni che farebbero gli stessi chilometri ma con più corse e quindi più utili agli utenti.
Meglio una sola Frecciabianca che pendola da Palermo a Catania che decine di minuetti che servirebbero agli studenti e ai lavoratori nella Gela-Caltanissetta, nella Agrigento-Caltanissetta, nella Siracusa-Catania e in tante altre tratte minori. Per scoccare un freccia ci vuole un arco fatto da una rete ferroviaria efficiente e funzionale. La Sicilia avrà la freccia ma non ha l’arco.
(tratto da Facebook)