Mentre Armao esulta per l’approvazione del ddl costituzionale in Senato, primo passaggio (di quattro) per ottenere il riconoscimento dei costi dell’insularità, in Sicilia la situazione dei conti rischia di andare a rotoli. Le variazioni di Bilancio, ferme da un paio di mesi a Sala d’Ercole, hanno subito uno slittamento ulteriore. Fino a martedì prossimo il tema non verrà affrontato. Serve prima un confronto con Antonio Scavone, assessore al Lavoro, sul destino degli Asu, i 4.571 lavoratori che da oltre vent’anni sgomitano nel girone infernale del precariato. L’Ars aveva tentato di stabilizzarli con una norma approvata nell’ultima Finanziaria, che il Consiglio dei Ministri però ha impugnato. Poiché la situazione si protrarrà fino alla Corte Costituzionale (e ci vorranno mesi) Musumeci & friends hanno innescato la retromarcia, chiedendo di dimezzare la dotazione finanziaria per il 2022.
L’episodio ha generato proteste da tutto l’arco parlamentare. Fra i più accaniti detrattori dell’assessore al Bilancio c’è Danilo Lo Giudice, iscritto al Misto, fedelissimo del sindaco di Messina Cateno De Luca: “Con un colpo di magia – ha dichiarato in aula il parlamentare di Sicilia Vera – l’assessore Armao toglie soldi dai capitoli di bilancio destinati ai lavoratori ASU, mentre si avvicina la scadenza del 31 dicembre per la stabilizzazione. Il governo continua a non dire cosa vuole fare per questi lavoratori, continua a giocare coi numeri e a prendere in giro il parlamento”. Ieri ha proposto “di tagliare da 54 a 26 milioni il Fondo per il precariato, mentre alla stampa annuncia di avere a cuore le sorti degli ASU. Ma la verità è che il governo continua a non rispettare il lavoro e le decisioni dell’Assemblea e continua a prendere in giro i lavoratori, cui non solo nega l’aumento delle ore, ma per i quali addirittura propone di togliere soldi che servono a pagare nel 2022 i loro contratti già vigenti”. In commissione Lavoro, al mattino, si era deciso di incrementare il monte orario, destinando agli Asu i 5 milioni tuttora iscritti a bilancio per il 2021. In aula, invece, l’orientamento dell’esecutivo era diverso. “L’assessore e il presidente della Regione – ha sentenziato Lo Giudice – ci dicano cosa vogliono dare e smettano di prendere il giro”.
“Abbiamo la netta sensazione – gli aveva fatto eco Giovanni Di Caro, capogruppo dei Cinque Stelle – che si stia giocando sulla pelle dei lavoratori socialmente utili e questo, per la verità, non ci meraviglia nemmeno più di tanto, se è vero, come è vero, che tutti i governi che si sono succeduti alla guida della Regione hanno usato i precari come bancomat elettorale. È ora comunque di dire basta: in attesa della stabilizzazione degli Asu si utilizzino quantomeno le somme stanziate per questi lavoratori per l’integrazione del loro monte orario. Gli Asu – ha aggiunto Di Caro – percepiscono un reddito di 595 euro al mese, al di sotto della soglia di povertà individuata dal Reddito di cittadinanza. È giusto riconoscergli una indennità aggiuntiva in attesa di risolvere una volta per tutte la partita della stabilizzazione”.
Ma un’altra questione ha tenuto banco ieri pomeriggio a palazzo dei Normanni. Anch’essa relativa a un taglio. “Mentre i sindaci siciliani manifestano a Roma per chiedere al governo nazionale ed al governo regionale fondi e misure a favore delle amministrazioni locali dell’Isola – esordisce Giuseppe Lupo, capogruppo del Partito Democratico -, il presidente Musumeci porta in Aula un disegno di legge che prevede il taglio di 10 milioni di euro dal Fondo per le autonomie locali destinati ai Comuni siciliani. Un disegno di legge vergognoso al quale il Pd si oppone fermamente”. Il ddl stralcio alla Finanziaria, nel complesso, prevede tagli al bilancio regionale per circa 65 milioni di euro per l’anno 2021.
Anche Alfio Mannino, segretario regionale della Cgil, giudica “inaccettabili i tagli proposti dal governo regionale che giungono peraltro- sottolinea- mentre è in corso la vertenza dei sindaci con il sostegno delle forze sociali, per la difficile situazione finanziaria e organizzativa che vivono i comuni per mancanza di risorse e di personale. Si rischia di fare pagare ai più deboli prezzi inaccettabili”, afferma Mannino. “Comuni in difficoltà – sottolinea – significa meno servizi per i cittadini, meno sostegno alle fasce più deboli. Da Musumeci, che somiglia sempre più a Dr Jekill e Mr Hide, in questa circostanza ci saremmo aspettati più coerenza”.