Sarà una riforma lenta e articolata, ma qualcosa (finalmente) si muove. Con la manovra di bilancio approvata dal Consiglio dei Ministri, il Reddito di cittadinanza diventa un po’ meno “privilegio”. In Sicilia sono 708 mila i percettori, per un gettito complessivo di 1,7 miliardi (che sale a 9, per tutta Italia, nel 2021). Da quando è stata introdotta dal governo gialloverde (marzo 2019), la misura è stata usufruita da molti “furbetti”, che spesso avevano carichi pendenti con la giustizia: a Palermo, 145 revoche su 1.400 percettori abusivi erano legate a condanne per mafia.
Il primo obiettivo del governo Draghi è applicare una stretta sui controlli: fin qui è stata l’Inps a verificare i dati Isee prima della concessione del sussidio, mentre quelli anagrafici, di residenza e il casellario giudiziario sempre dopo e a campione. Questa cosa cambierà. La manovra dispone che anche i controlli all’anagrafe vanno fatti prima e che debbano essere incrociate le banche dati dell’Inps con il casellario giudiziario. Viene esteso anche l’elenco dei reati incompatibili col Reddito.
L’altra piaga è quella del divanismo. Finora i beneficiari del Reddito hanno potuto rifiutare le offerte considerate “non congrue”. La prima offerta è congrua se riguarda un’occupazione entro 100 chilometri dalla residenza del beneficiario, la seconda entro 250 chilometri e la terza da tutto il territorio nazionale. Dal 2022, invece, la prima dovrà essere entro 80 chilometri (o una percorrenza della durata non superiore a 100 minuti con i mezzi pubblici), ma già la seconda offerta di lavoro sarà congrua se arriverà da qualsiasi parte d’Italia. Se finora il titolare del sussidio ha potuto rifiutare fino a tre offerte di lavoro senza incorrere in penali, dal 2022 perderà l’assegno già al secondo rifiuto. Inoltre, se non accetterà la prima offerta di lavoro congrua, subirà un taglio dell’assegno di 5 euro al mese per ogni mese di non lavoro (fino a un limite di 300 euro, sotto il quale il Rdc non può scendere).
Ma per incentivare la parte delle politiche attive, bisognerà fare in modo che i percettori firmino la Did, cioè la disponibilità immediata al lavoro, già nel momento in cui si presenta la domanda per il Reddito (e non a trenta giorni). In questo modo i centri per l’impiego disporranno in anticipo di una serie di informazioni utili alla profilazione dei beneficiari. Contestualmente verranno incentivati i Comuni nell’attivazione dei Puc, i piani di utilità collettiva per l’impiego del personale inoccupato: dovrà essere coinvolto almeno un terzo dei titolari del sussidio.