“A Gianfranco Micciché hanno raccontato cose sbagliate, non vere. Sono sicuro di potergli spiegare che il piano per la riforma dell’assistenza domiciliare integrata accoglie le obiezioni e risolve i dubbi formulati dalla commissione Sanità dell’Ars”. Lo ha detto al Giornale di Sicilia l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, che così prova a uscire dal fuoco incrociato di maggioranza e opposizione. La fuga in avanti dell’assessore, che aveva pubblicato in Gazzetta ufficiale i decreti relativi alla riforma del sistema di assistenza domiciliare integrata (ci sono in ballo 400 milioni e circa 3.000 assunzioni) senza tener conto dei rilievi della commissione Salute dell’Ars, aveva fatto arrabbiare il Pd (“E’ l’ennesimo atto di disprezzo verso il Parlamento”) e lo stesso Micciché, che sul tema aveva cercato l’interlocuzione con Musumeci. Senza successo.
“Incontrerò Micciché – ha precisato Razza -. Probabilmente alcune informazioni che ha ricevuto su questa vicenda non sono corrette e lo hanno tratto a conclusioni affrettate. A questo piano lavoro da 2 anni. È una riforma che va incontro all’interesse dei pazienti e si muove nel segno dell’aumento della qualità dei servizi. Temo che però sia stata fatta troppa confusione e non si stia guardando al merito delle questioni privilegiando le polemiche politiche”. Razza ha spiegato inoltre che “noi recepiamo una norma del codice degli appalti che permette la procedura dell’avvalimento. Significa che i piccoli gruppi potranno entrare nel sistema agganciandosi ai grandi e sfruttando i requisiti che loro già hanno”. Sul capitolo delle assunzioni, invece, ha garantito che “non tutte saranno assunzioni dall’esterno. Per lo più stiamo prevedendo l’obbligo per le coop e le società che già lavorano nel settore di trasformare i contratti flessibili e le partite Iva in contratti a tempo indeterminato”.
A far saltare i nervi a Miccichè – oltre allo strappo di Razza nei confronti della sesta commissione, denunciato dalla presidente La Rocca Ruvolo (Forza Italia) – è stato l’atteggiamento di Musumeci, che aveva snobbato una lettera in cui il presidente dell’Ars, commentando il comportamento dell’assessore, gli faceva notare che “nessuna delle osservazioni della commissione è stata presa in considerazione. Converrai che quanto avvenuto configura una grave mancanza di rispetto e sensibilità istituzionale”. Micciché ha inoltre ricordato il “principio di leale collaborazione a cui devono essere improntati i rapporti tra Ars e governo”. Musumeci, anziché cogliere la palla al balzo, si è defilato.
La riforma dell’assistenza domiciliare integrata: cos’è
Il provvedimento recepisce alcune direttive nazionali e che intende intercettare 400 milioni del Pnrr. Rispetto a quanto è avvenuto finora, non saranno più le Asp ad assegnare il servizio ai gestori sulla base di specifiche gare d’appalto. Bensì i pazienti a selezionare fra i gestori medesimi, dopo che questi avranno ottenuto l’iscrizione a un albo e, di conseguenza, l’accreditamento da parte della Regione. Gli enti sono tenuti a garantire standard elevati ma soprattutto personale con contratto a tempo indeterminato. Sulla vicenda erano intervenuti anche tre deputati del Pd: Cracolici, Arancio e Dipasquale. “Sulla pubblicazione dei decreti per l’accreditamento dei servizi di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) – scrivevano in una nota – assistiamo ad un ennesimo atto di disprezzo verso il Parlamento da parte dell’assessore Razza, che oltretutto agisce in violazione delle procedure: senza il parere obbligatorio della Commissione, infatti, i decreti pubblicati sono nulli”.