“Il capitale umano della Regione si è depauperato. Ci sono stati dei pensionamenti, non abbiamo giovani, l’età media è molto elevata, quindi c’è un problema di competenze”. Lo ha detto l’assessore all’Energia, Daniela Baglieri, intervenendo al 2° Tavolo di Lavoro Act Tank Sicilia, una piattaforma permanente promossa dal Forum Ambrosetti, con la partecipazione dei vertici imprenditoriali e istituzionali della Regione. A Gela, dove l’esponente della giunta Musumeci ha partecipato al “Focus su Energia, Ambiente ed Economia Circolare”, risuona un altro allarme con vista sul Pnrr. Nei giorni scorsi l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, ha chiesto l’aiuto di Roma, proponendo che alcuni dipendenti statali (500 circa) venissero in Sicilia a dare una mano. L’accordo Stato-Regione firmato da Conte e Musumeci il 14 gennaio scorso impone misure rigidissime: il turnover è vietato. Senza la possibilità di assunzioni, la coperta è diventata cortissima. E rischia di mandare in fumo il più grande investimento programmato per la Sicilia: i 20 miliardi circa del piano nazionale di ripresa e resilienza si uniranno ai 30 della Programmazione europea 21-27. Per un totale di 50 miliardi nei prossimi sei anni che rischiano di andare dispersi.
Dopo la bocciatura dei 31 progetti da parte del Ministero dell’Agricoltura, la scure potrebbe abbattersi sul settore Acqua e Rifiuti. Partiamo dall’acqua: “Ogni società – ha spiegato Baglieri – si deve dotare di un Piano d’ambito e deve scegliere un gestore unico. Il governo Musumeci ha dovuto ricorrere ai commissari ad acta, finanziare i piani d’ambito, e alcune di queste società non avevano nemmeno le condizioni minime: erano solo società costituite dal notaio, punto. Non c’erano condizioni di sostenibilità e, ad oggi, non tutti hanno individuato il gestore unico. Quindi non ci sono le condizioni per accedere, ad esempio, alle risorse del PNRR. Gli Enti pubblici locali purtroppo in realtà vanno a prevaricare l’interesse regionale, e addirittura quello nazionale”. E ancora: “Gli Enti locali non hanno capacità di avere progetti cantierabili ed esecutivi. E i criteri non sono stati discussi con la Regione”.
E lo stesso vale per i rifiuti. “Abbiamo un contesto normativo con 18 SRR costituite da Enti che non sempre hanno competenze. Questo è un dato di fatto. Noi possiamo supportarle, ma fino a un certo punto. Abbiamo dialogato con gli assessorati all’Ambiente e ai Beni culturali per cercare di semplificare sul fotovoltaico. Dobbiamo sempre mantenere un occhio di attenzione elevato perché gli interessi sono tanti. Non sempre è semplice bilanciare l’iniziativa privata con l’aspetto della legalità. Per questo stiamo definendo dei protocolli”.
Sul fronte dei fondi comunitari, e sulla capacità da parte della Regione e dei comuni di drenarli, è intervenuto Leoluca Orlando, nelle vesti di presidente di Anci Sicilia. La denuncia dei sindaci è forte: “Con gli enti locali in queste condizioni, parlare di Pnrr sembra fantascienza”. Da una prima ricognizione che ha coinvolto i comuni di Palermo e Catania, e molti altri di dimensione più piccola, emerge una carenza cronica a livello di personale: mancano 15mila unità. La conferma giunge dal segretario generale di Anci, Mario Emanuele Alvano: “A noi servono soprattutto tecnici e figure che si occupino degli aspetti finanziari. Non possiamo però aspettare anni per averli: ci vuole una norma che riduca i tempi. Il momento del Piano di ripresa e resilienza è adesso”. “Il problema che riguarda la Sicilia – spiega il sindaco di Palermo – riguarderà tutta Italia. Bisogna velocizzare i concorsi: li faccia il Formez o, se necessario, i caschi blu dell’Onu, purché si vada avanti velocemente. Intanto, però, la proposta è trattenere in servizio volontario i pensionati: una soluzione temporanea da collegare a un piano di assunzioni di giovani”.
Il guaio vero è che i Comuni, la maggior parte dei quali in difficoltà finanziaria (300 non hanno ancora approvato il bilancio di previsione 2021), non possono procedere alle assunzioni: “Noi – dice Orlando a Repubblica – chiediamo che anche in Sicilia si applichi il federalismo fiscale nella sua interezza. Del resto la Regione si era assunta l’impegno di sostenerci e non lo fa: nel 2010 i trasferimenti agli enti locali ammontavano a quasi 900 milioni all’anno, adesso a 260”.