Il comizio di Meloni a Vittoria

Salta l’incontro fra Musumeci e la Meloni a Vittoria. Lo strano tempismo del presidente della Regione, che venerdì si era presentato in città per incontrare i commissari prefettizi uscenti e per l’intitolazione di una scuola, aveva fatto presagire un vertice imminente con la leader di Fratelli d’Italia, impegnata – sabato – per un comizio a sostegno di Salvo Sallemi. Ma così non è stato. Il colonnello Nello ha tolto il disturbo prima. La Meloni, dopo aver duettato con Salvini a Roma per la chiusura della campagna elettorale di Michetti (il candidato sindaco già bocciato da Giorgetti), qualche giorno fa ha deciso per una toccata e fuga nel comune rosso per eccellenza, che proprio un suo uomo – Giovanni Moscato – aveva espugnato nel 2016 prima di terminare la sua folle corsa contro un’indagine giudiziaria (da cui è scaturita lo scioglimento).

Nel comune ipparino, dov’erano presenti Salvo Pogliese e Manlio Messina, si è visto anche Raffaele Stancanelli, che intervenuto all’assemblea di Sicilia Vera (il movimento di Cateno De Luca), aveva fatto capire, con la solita abilità del “dire e non dire”, come stanno le cose. L’appuntamento con De Luca e i suoi tavoli tematici, a Taormina, appare per quello che è: il raduno dell’esercito di liberazione della Sicilia, che arruola pro-tempore i numerosi detrattori di Musumeci, a partire dal sottosegretario Cancelleri, che ha discusso di energia e rifiuti. E, in maniera più raffinata, Raffaele Stancanelli, che col presidente della Regione ha interrotto tutti i canali di comunicazione già da tempo (febbraio 2019) quando divenne oggetto di scherno (pubblico) per aver proposto un’alleanza organica tra Diventerà Bellissima e FdI. Ieri no, domani sì: qual è il senso?

Il punto è che quasi nessuno, ormai, ha fiducia nelle abilità di Musumeci, nella sua diplomazia, nella sua capacità di coinvolgere partiti e parlamentari: “Se per quattro anni è stato questo – si sussurra alla kermesse di Scateno, di fronte a un ottimo buffet salato – perché dovrebbe cambiare proprio adesso? Tirerà la corda finché potrà, poi sarà costretto a ripiegare a un ruolo di sottogoverno se gliene offriranno uno”. A Roma, s’intende. Quello che Musumeci, invece, vorrebbe fare è una lista comune con Meloni alle prossime Regionali. E ottenere, di riflesso, il via libera alla ricandidatura (senza prendere altri calci negli stinchi da Salvini). Da Taormina, e da Stancanelli, partono però messaggi ancora più chiari: “Se nei prossimi cinque anni la Sicilia non si darà una mossa, credo che non si riprenderà più – ha sottolineato l’eurodeputato -. O i miliardi del Pnrr vengono spesi subito, o finiremo per perderli. E’ necessario un governo che si assuma le proprie responsabilità: non possiamo dire che la colpa è sempre degli altri. La colpa è nostra”.

Sollecitato sulla lista della spesa congegnata in giunta, osteggiata dalla commissione Bilancio dell’Ars e relativa ai 774 milioni di anticipazione dei fondi Fsc, Stancanelli allarga le braccia. L’idea di rifinirci le facciate delle chiese, di farci un campo sportivo, o di realizzarci un’area di sgambamento per cani nel quartiere Macchitella di Gela non lo soddisfa: “Se facciamo 250 progetti per accontentare 250 clientes, e utilizzeremo lo stesso meccanismo per spendere i soldi del piano nazionale di ripresa e resilienza, avremo fallito”. “Questo – rimarca – mi fa tremare. Serve un’azione forte che spezzi questo meccanismo”. Al di là delle operazioni sul piano amministrativo (al governo non riescono più neanche quelle), l’attacco frontale contro Musumeci arriva su questioni più prettamente politiche. Stancanelli parla di coalizione unita, di lealtà fino all’ultimo giorno della legislatura, ma su certe cose non soprassiede: “Quando a precisa domanda su De Luca qualcuno risponde “occupiamoci di cose serie”, io divento un pazzo. Perché anche se non condivido nulla di De Luca – e non è il mio caso – io mi confronto per capire cosa vuole dire. Lo faccio con tutti gli avversari politici, anche con Cancelleri. Solo un politico non raffinato può pensare di non parlare con un sindaco”.

Poi l’europarlamentare torna a tracciare l’identikit del prossimo governatore: “Ci vuole abilità, comprensione delle istanze altrui: le sensibilità non sempre sono uguali… Chi fa politica e assume un ruolo di aggregatore, deve parlare con tutti, valutare le esigenze, fare un passo indietro quando è richiesto. La politica è compromesso, nel senso più nobile del termine. Il centrodestra – è l’invito dell’ex sindaco di Catania – deve trovare un’intesa su un federatore che sia affidabile e dia legittimazione alle esigenze politiche di ognuno”. Un altro invito è rivolto a De Luca: “Non voglio che vada da solo. Bisogna ricercare i motivi di un’intesa”. Nel frattempo osserva l’orologio, sfoglia le chat, inevitabilmente pensa ai prossimi appuntamenti in agenda. Ma non si sbottona più di tanto: “Giorgia domani è a Vittoria. Ma non la disturberemo parlando di Sicilia”. L’impegno è riprendere il filo dopo le Amministrative, in attesa di vedere cosa quaglierà.

Al dibattito sui fondi comunitari – fra programmazione 2021-27 e Pnrr pioveranno sulle nostre teste 50 milioni, ma la Regione dovrà spenderne la metà entro il primo semestre del 2023 e l’iter non è ancora partito – partecipa anche Vincenzo Figuccia, reduce da una settimana all’opposizione. L’ultima battaglia sugli Asu, con gli attacchi frontali nei confronti del governo, sono il sintomo di un malessere che cova da tempo. E ripensando al duello fra Musumeci e Salvini, l’ex assessore all’Energia non ha dubbi: “A una piccola spinta, Musumeci ha reagito tirando fuori il bazooka”. Al gruppo del Carroccio non è andata già nemmeno la scelta di affidare all’assessore all’Economia, Gaetano Armao, la task force per il monitoraggio e la gestione dei fondi (di una parte di essi) del Pnrr: “Di questa cabina non ne sentivamo oggettivamente l’esigenza. L’ho appreso dai giornali – confessa il commissario provinciale della Lega a Palermo – E mi dispiace, perché – se davvero rappresenta uno strumento d’innovazione – andava condiviso col resto della coalizione. La politica, purtroppo, si trasforma in cattiva amministrazione quando lascia troppa autonomia ai dipartimenti”. Per De Luca, invece, solo complimenti: “E’ un attaccante di sfondamento. Solo un pazzo non lo farebbe giocare…”. Ora la partita si sposta altrove.