Siracusa era una bella città ma ora è bellissima: il sole, il mare, i fichi d’india, Archimede. Purtroppo siamo famosi nel mondo anche per qualche cosa di negativo e per esempio quelle che sui social chiamano: “piaghe”.
Una, terribile, e sapete a cosa mi riferisco, sono i cambiamenti climatici: la siccità e poi le bombe d’acqua che prima inaridiscono e poi infradiciano il ponte Umbertino e i relativi basamenti dei lampioni vecchi più di un secolo, come testimoniano le erbacce negli interstizi che sono secche dal 1982, ma sempre lì, ormai diventate, come direbbe l’assessore Granata, “vegetale dell’anima”. Ma è la natura, e il Comune, oltre alle piste ciclabili, alle piazze a colori e alla raccolta differenziata, che può fare?
E poi, mi avete già capito, c’è un’altra piaga che diffama la città, che ci impedisce di vivere e ci fa nemici: il traffico! Sul ponte troppe machine, troppe lape, troppi motori, troppi pedoni. E’ tutta una vibrazione, che scuote e annaca i basamenti, che sfarina le malte antiche e turba e conturba e indebolisce i “cornicioni dell’anima”.
Ma soprattutto c’è la terza e più grave di queste piaghe che veramente diffama Siracusa agli occhi del mondo… avete già capito… è inutile che lo scriva…mi vergogno a dirlo ma lo devo dire: è il carro attrezzi.
Perché sui cambiamenti climatici, avventurosamente e fantasiosamente evocati dal Sindaco subito dopo il crollo del cornicione, alla fine il Comune può far poco (l’italia incide per l’1% sulle emissioni globali di gas serra, figuratevi Siracusa), anche sul traffico, da almeno trent’anni si cerca di decongestionare Ortigia (e quindi la pressione sui ponti) e ultimamente ci si impegna di più, a onor del vero, ma, insomma, si fa quel che si può per coniugare esigenze legittime e contrastanti dei vari attori del centro storico.
Quello che si può evitare invece è il ridicolo in diretta facebook con il carro attrezzi che fa rovinare per terra un altro cornicione del basamento – che stava ancora su nonostante il global warming e “’i trrafffffico” – in una plateale e teatrale prova di inefficienza con quel tanto di sfiga che in questi casi ci si mette a peggiorare le cose e a scatenare “i criticoni”.
C’è anche da dire che inevitabilmente in una città priva del Consiglio Comunale, luogo istituzionale del confronto e della dialettica politica e, quindi, di un’opposizione democraticamente eletta e quindi legittimata, l’unica piazza di dibattito diventa quella dei social, i toni sono quelli dei social, il livello di approfondimento quello dei social e anche la politica, se vuole avere seguito e “like”, deve adottare gli stilemi retorici dei social. Resta il fatto che la scena del carro attrezzi col cornicione che cade è indifendibile.
Ma non bisogna essere pessimisti. In soprintendenza si mormora che sarà istituita una task force formata da Ferdinando Messina e Sandro Speranza che, vista l’assenza di segnalazioni da parte del Comune pur dotato di vigili urbani con occhio vigile e di addetti al verde pubblico anche se appassito, gireranno h. 24 con monopattino elettrico, e quindi sostenibile, per verificare tutte le ricrescite di erbacce e rovetti che con le loro infide radici minacciano la integrità de monumenti e, subdolamente, il buon nome della giunta Italia.
Le segnalazioni, con foto selfie dei funzionari dinanzi al rovetto subdolo – a dimostrazione che sono foto attuali, fatte dagli accertatori “messinesi” e “speranzosi” e non prese dai social qualunquisti e no-italy – saranno trasmesse in tempo reale all’assessore al giardinaggio Gradenigo che con lapa munita di decespugliatore e pinza ad hoc per estrarre le malvagie radici, provvederà alla ripulitura sventando altri crolli e conseguenti proditori attacchi all’Amministrazione Comunale.
Intanto per il Ponte Umbertino il soprintendente Martinez nei prossimi giorni convocherà un sopralluogo con il sindaco. Si guarderanno i basamenti ancora integri e poi il basamento mutilato dai cambiamenti climatici e dal carro attrezzi, che in questo momento, verrebbe da dire, agli altri basamenti “non gli assomiglia pe’ niente”.
Si teme che dal pubblico, che sarà immancabilmente assiepato a registrare coi telefonini l’evento, insinuando accuse sarcastiche e populiste, qualcuno gridi rivolto alle autorità: “Scusate, si può sapere cu minchia era ca faceva u tacchino?”.