L’anticipazione dei Fondi di sviluppo e coesione – i 774 milioni di cui si dibatte fra palazzo d’Orleans e il Parlamento siciliano (senza trovare una quadra) – è solo un gustoso aperitivo dei 10 miliardi di risorse extraregionali che dovrebbero finire in Sicilia nei prossimi anni. Sempre che i nostri politici riescano ad agganciarle. La programmazione comunitaria 2021-27 è assai corpulenta: ci sono, in aggiunta, i miliardi (non ancora quantificabili) del Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza. Il problema è saperli spendere. Farsi trovare pronti coi progetti. Essere lungimiranti. Annalisa Tardino, europarlamentare della Lega, osserva con attenzione da Strasburgo: “Basterebbe seguire le finalità dal Pnrr: cioè colmare il gap strutturale rispetto ai paesi dell’Europa del Nord. La classe dirigente siciliana deve dimostrare di avere capacità di programmazione e di progettualità, mettendo in cantiere opere che servano davvero. Nella prima bozza, presentata mesi fa, c’erano richieste francamente fuori luogo, come l’acquario di Messina. I siciliani hanno altre priorità”.
La sua preoccupazione è quella di molti: cioè che la Regione non sappia gestire il bottino.
“Bisogna capire che in questa partita ci giochiamo la nostra credibilità, che negli anni è andata persa… Dobbiamo dimostrare che, al di là dei proclami, si può produrre sviluppo. In questi giorni leggiamo che, a causa della pandemia, il mondo delocalizza al Sud, riconoscendo al Mediterraneo una funzione strategica. La Sicilia non può permettersi di rimanerne fuori. Non possiamo consentire che i turchi investano a Taranto – ben vengano – mentre noi rimaniamo esclusi da tutto. E’ il momento di dimostrare se la nostra classe dirigente vale oppure no. I fatti, per ora, dimostrano che la Sicilia si è svuotata, che ci mancano le infrastrutture e che stiamo disperdendo anche le nostre qualità e risorse intrinseche”.
Quali sono i pilastri fondamentali del Pnrr, al netto delle solite infrastrutture?
“Il digitale. E’ impossibile che alla Regione si rinviino concorsi per migliaia di giovani solo perché mancano le strutture digitali. Queste consentirebbero di migliorare l’efficacia dell’azione amministrativa, che in Sicilia è davvero bassa. Poi, occorre investire negli aiuti alle piccole e medie imprese, che già fanno parte del nostro tessuto produttivo. E, infine, nella ricerca e nell’innovazione. I fondi del Pnrr devono essere utilizzati per questo. E’ stata creata una cabina di regia per monitorare l’utilizzo di queste risorse. Speriamo che sappia fare gli interessi dei siciliani”.
A presiederla, su indicazione di Armao, sarà l’ex assessore autonomista Nicola Vernuccio, che Roma ha già nominato commissario di una delle due Zes. Un altro commissario…
“Se la classe dirigente politica siciliana non è all’altezza di svolgere determinati incarichi tanto da rivolgersi ai tecnici, gli elettori dovrebbero farsi un paio di domande alle prossime elezioni”.
A Palazzo Chigi si decide sull’estensione del Green pass per tutti i dipendenti: pubblici e privati. Il suo leader, Matteo Salvini, continua a remare contro. Lei crede che il certificato verde sia d’ostacolo alla libertà?
“Io al Green pass ho lavorato a lungo in commissione Libe, a Bruxelles. Per noi è stato uno strumento di armonizzazione della normativa che consente ai cittadini europei di viaggiare e muoversi più liberamente. Ci siamo battuti affinché non costituisse una discriminazione, perché non limitasse la loro libertà e non imponesse nuovi oneri economici. Detto questo, Salvini ha dimostrato sempre grande maturità e rispetto verso tutti gli italiani, e anche stavolta ha alzato la voce su un provvedimento che incontra delle divisioni”.
Ma chi ha ragione: gli italiani favorevoli al Green pass obbligatorio, o quelli contro? Draghi o Salvini?
“Non c’entra il torto o la ragione. Bisogna trovare un giusto compromesso tra le esigenze di salute e la libertà di ciascuno. Io sono vaccinata, ho il Green pass, ma ritengo che la libertà del singolo vada rispettata. Niente Green pass? Adottiamo misure ulteriori e differenti che non intacchino la libertà dei cittadini: né di quelli vaccinati, né di quelli che non lo sono. Dalla sua introduzione, fra l’altro, il Green pass non è stato concepito come un obbligo vaccinale, tanto che si può ottenere previo un tampone negativo o certificato di guarigione dal Covid. Salvini sta cercando di trovare un giusto equilibrio fra due prerogative perfettamente legittime”.
Capitolo migranti. Avete etichettato la Lamorgese come un ministro “assente”. Ma anche l’Europa è mancata – come sempre – sulla gestione dei flussi. Qual è il suo giudizio sugli sbarchi di quest’estate?
“Secondo me è l’estate peggiore degli ultimi anni. Sono sbarcate oltre 40 mila persone, e non c’è stata alcuna intenzione di fermarle. Lo scorso luglio ho fatto un’ispezione all’hotspot di Lampedusa. Nonostante i sacrifici dei militari e di chi lo gestisce, è impossibile parlare di accoglienza. Gente stipata nei letti a castello a quattro o cinque piani, o sui materassi accatastati sotto il sole; bagni osceni, struttura precaria. E’ difficile descrivere a parole le sensazioni provate là dentro. Se la Lamorgese fosse stata un ministro della Lega – anche per quello che è avvenuto nel rave al Lago di Mezzano – sarebbe stata crocifissa. Purtroppo ha manifestato la sua inconsistenza e assenza di strategia”.
E l’Europa in tutto questo?
“Eravamo pronti a presentare la “riforma di Dublino”, per quanto di competenza del Parlamento, lo scorso luglio, ma il Consiglio era fermo. Così abbiamo spostato la deadline a ottobre. Speriamo che sia la volta buona. Detto questo, regnano stallo e confusione. In occasione della crisi in Afghanistan, la commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson, ha detto che non possiamo ricevere tutti i migranti in Europa, ma che bisogna aiutarli nei paesi confinanti. Questo dimostra l’incoerenza dell’UE e l’assenza di una linea strategica. Quello che ha detto la Johansson a proposito degli afghani, è quello che ripetiamo noi da anni, anche per tutti gli altri migranti. Con la differenza che gli afghani – almeno loro – potrebbero vantare la legittima pretese di venire in Europa: Salvini aveva ipotizzato la creazione di corridoi umanitari per donne e bambini”.
La Lamorgese ha detto che Salvini danneggia il governo con questo atteggiamento.
“Queste accuse mi fanno ridere. Noi stiamo al governo per fare gli interessi degli italiani, ma se le cose non vanno bene è giusto dirlo. Per Matteo sarebbe stato più facile starne fuori, attaccando dai banchi dell’opposizione e cercando di lucrare facile consenso. Invece stiamo dando forza all’esecutivo, a sostegno dell’Italia e degli italiani”.
Perché tutti vogliono aderire alla Lega in Sicilia? Non c’è il rischio che qualche arrampicatore si faccia strada per trovare una poltrona più comoda?
“Spero che non sia così. La Lega è il primo partito in Italia, e punta ad esserlo anche in Sicilia. Anche se a molti giornalisti non fa piacere sentirlo, io non vedo alcuna svolta moderata. Nel senso che la Lega, prima di questa nuova stagione, era formata da persone di buonsenso che si battono per un progetto alternativo. Adesso, finalmente, si è presa coscienza che non eravamo tutti folli, anzi. Penso ci siano i presupposti perché chi sia entrato nel partito possa contribuire a rafforzare assieme a noi e a Matteo Salvini un progetto che ha a cuore i siciliani”.
Le adesioni all’Ars e sui territori hanno ringalluzzito il vostro leader, che adesso vorrebbe prendersi anche palazzo d’Orleans. E’ una visione che va in conflitto col secondo quinquennio di Musumeci.
“E’ nota la mia stima nei confronti di Musumeci, ma sì, mi piacerebbe vedere la Lega governare la Sicilia. Non solo perché è l’unico partito a non averlo mai fatto, ma anche perché è il primo partito nazionale, senza dimenticare gli accordi nazionali di ripartizione delle regioni. È quindi giusto che Salvini coltivi quest’ambizione. Gli uomini e le donne per poterlo fare ci sono. Al di là di quello che scrivono i giornali, spero che il centrodestra rimanga unito, vada a governare e faccia le scelte giuste per non consegnare la Regione alla conclamata incompetenza dei 5 Stelle. A partire da una accurata selezione della classe dirigente. I siciliani la meritano”.