Se in Europa va tanto di moda la “maggioranza Ursula” a Siracusa nascerà una “maggioranza Francesco”, diversa da quelle tradizionali della vecchia politica e ancorata all’esperienza della giunta Italia?
È forse presto per dirlo, ma i lavori sono in corso, e alla luce del sole. Con lo showdown estivo di Italia Viva e del PD, che hanno formalmente ritirato l’appoggio alla giunta comunale, infatti, è sostanzialmente iniziata la lunga campagna elettorale che da qui a un anno e mezzo porterà al rinnovo dell’amministrazione municipale.
E a muovere per primo, con la più classica mossa del cavallo è stato il sindaco, o meglio sono stati quanti, vicini al sindaco, possono concedersi un atteggiamento meno istituzionale ed ecumenico e apparire più manovrieri e “politici”.
Il primo segnale dei movimenti sulla scacchiera è arrivato, passando sostanzialmente inosservato, poco dopo Ferragosto quando il sindaco ha riunito le liste che ancora lo appoggiano, a ranghi interi o ridotti, e cioè “Lealtà e Condivisione”, “Oltre” di Granata, “Amo Siracusa”, “Francesco Italia Sindaco”, “Siracusa 2023” e “Fuorisistema”. In quell’occasione, si narra, è stato il capo di gabinetto di Italia, Michelangelo Giansiracusa, a mettere sul tavolo il tema della ricandidatura di Italia e, quindi, della riproposizione ai presenti di quel “Patto” che sostenne Italia (o meglio di quel che ne resta dopo le varie defezioni) alle prossime Amministrative. In particolare l’attenzione di Giansiracusa era rivolta a “Lealtà e Condivisione” che, pur appoggiando coerentemente e strenuamente Italia, conta al proprio interno molte perplessità, malumori, e, per dirla tutta, antipatie per il sindaco e il suo dato politico e caratteriale.
Ma finora questi mal di pancia erano rimasti sottotraccia a livello di pubbliche espressioni perché non era mai stato fatto un discorso di prospettiva.
Ora quel discorso è stato fatto e a intestarselo è stato forse il più brillante cavallo di razza – ricco di amici e forse più di nemici – della generazione dei sessantenni: Fabio Granata (ma dalle parti da cui viene l’assessore si diceva una volta “molti nemici, molto onore”).
E così Granata ha rotto gli indugi e ha assunto il ruolo di ideologo della “maggioranza Francesco”. In una nota in cui si magnificano, comprensibilmente, le realizzazioni passate, presenti e future dell’amministrazione alla fine pone il problema politico… e la sua soluzione.
“Tra due anni – dice Granata – si confronteranno probabilmente tre coalizioni: il Patto per la Città, il centro sinistra alleato ai 5 Stelle e il Centro destra. Noi lavoreremo, accanto a Francesco Italia, per rafforzare e rilanciare il Patto su un progetto costretto a volte a scelte impopolari ma ben consapevole della prospettiva politica e culturale sulla quale indirizzare la città”.
L’ex parlamentare generalizza e semplifica un po’. E’ complicato infatti prevedere oggi a Siracusa una alleanza elettorale fra centrosinistra (centrosinistra chi?) e Cinquestelle che sono a loro volta spaccatissimi quindi chi si allea con l’ala “parlamentare” difficilmente avrebbe l’appoggio degli “scaligeri” e viceversa. Ma soprattutto Granata non si sbilancia su Lealtà e Condivisione ben difficilmente (se non al prezzo di lacerazioni interne) potrebbe sostenere Italia con Granata contro uno schieramento di sinistra. E infatti oggi ha espresso il suo disappunto per la nota dell’assessore con un comunicato un po’ “a trasi e nesci”.
Perché le votazioni del 2018 ci hanno insegnato (oltre alla necessità di avere presidenti di seggi sobri e in grado di intendere e di volere) che in realtà le elezioni sono due distinte e diverse. Il primo turno “di bandiera” e il ballottaggio “di sostanza”. E per la “maggioranza Francesco” alla fine forse basterebbe arrivare seconda, come 5 anni fa e poi contare sulla mancanza di alternative per il Pd e il resto della sinistra.
Ma con l’endorsement di Granata sono cambiati i presupposti: non siamo dinanzi a un’area che usa il primo turno come “primarie” per scegliere il “suo” candidato (come accaduto 3 anni fa a sinistra). Oggi la “maggioranza Francesco” si pone come terzo polo, distinto e distante dagli altri due. Una terza via per il governo della città che non si identifica né con gli uni né con gli altri.
Certo, in 18 mesi può succedere di tutto, ma saranno mesi vissuti pericolosamente dalla politica siracusana.
(tratto dal blog Strummerleaks di Toi Bianca)