La festa dell’Unità del Pd, a Marina di Ragusa, vede la partecipazione attiva dell’ex Ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia. Che fa una lunga disamina degli ultimi tre anni, in cui il partito – in Sicilia come altrove – ha vissuto sulle montagne russe. L’obiettivo dichiarato è la Regione, passando prima da Palermo dove “questo gruppo dirigente deve avere il coraggio di costruire l’unità”.
Boccia, che non lesina complimenti al segretario Barbagallo, è reduce da un’assemblea di partito a Caltagirone. Un gustoso aperitivo della prossima stagione elettorale. Nel feudo di Musumeci, amministrato dal fedelissimo Gino Ioppolo, vanno in scena le prove dell’alleanza 2.0 col Movimento 5 Stelle dopo l’esperimento vincente di Termini Imerese: “Il nostro Fabio Roccuzzo, che ora farà certamente gli scongiuri, sarà il nuovo sindaco”, si lascia andare Boccia con fiducia e un pizzico di preveggenza. “Cinque anni fa, a Caltagirone, eravamo divisi e abbiamo perso. Oggi, invece, il centrosinistra è unito in tutti i capoluoghi di provincia che andranno al voto il 3 e 4 ottobre. Nella metà di essi abbiamo un’alleanza coi Cinque Stelle e, nella settimana che resta da qui alla chiusura delle liste, cercheremo di fare altri accordi”. “Caltagirone è un autentico gioiello, patrimonio dell’Unesco, che vive la ferita della desertificazione. E’ inammissibile che chi fa politica da queste parti non si renda conto delle priorità: quelle assolute sono gli investimenti sui giovani e sui servizi alla persona. Se vuoi mantenere i ragazzi in Sicilia, e qui ce ne sono di bravissimi, gli devi dare l’opportunità di fare le stesse cose che farebbero a Shanghai, New York o Francoforte. E’ così che è ripartita la Puglia 15 anni fa. C’è dietro un lavoro importante e un ricambio della classe dirigente”.
Il discorso inevitabilmente scivola verso quella siciliana: “Noi ci candidiamo a guidare la Regione – dice Boccia – Penso che l’esperienza delle due destre volga al termine”. Le due destre sono quella all’opposizione del governo nazionale, “in cui milita anche Musumeci”, e “quella di governo che però vorrebbe stare all’opposizione, rappresentata da Salvini”. “Nel vecchio centrodestra – aggiunge Boccia, aprendo spiragli – c’è un pezzo di mondo guidato da Miccichè che dovrà decidere cosa fare in futuro. Non capisco cosa c’entrino loro con la destra sovranista, anti-europeista e, secondo me, anche anti-siciliana, sebbene giochino a fare gli autonomisti”. Non è un invito diretto, ma un’apertura franca. Più tardi, dal palco, l’ex Ministro ribadirà il concetto: “Un’alleanza Pd-M5s basta per vincere a Palermo e alla Regione? Non lo so. Forse no… E questo significa che dovremo allargare ancora di più il campo. Sarà il partito regionale a stabilire le modalità”.
Fa capolino anche Alberto Losacco, commissario del partito siciliano fino allo scorso anno, che ha accompagnato Barbagallo al congresso: “Si può fare un lavoro sulle liste civiche – come è avvenuto in Puglia e in Campania – per aggiungere il quid necessario utile a raggiungere la vittoria. Il percorso non è ancora definito ma ci stiamo lavorando. Siccome vogliamo vincere ce la studieremo bene”. “Trovo il partito rigenerato – ammette Losacco -. Due anni fa era schiacciato dalle abitudini dei capibastone, i detentori delle tessere che rinnovavano ogni anno interi pacchetti. Nell’elenco, ovviamente, c’era gente non più interessata, che aveva aderito ad altri partiti. E’ una storia che andava avanti da dieci anni… Noi, invece, abbiamo sperimentato il tesseramento online: abbiamo ridotto il numero dei tesserati da 45 mila a 15 mila, ma sono tutti veri, censiti, motivati. Grazie a questo metodo che ha fatto scuola in altre regioni, siamo riusciti a celebrare un congresso durante il lockdown”.
Poi riprende Boccia, che indica la strada: “Il Pd siciliano deve avere la forza che Barbagallo ha – ma Barbagallo non può farlo da solo – di interpretare correttamente un mondo che è completamente cambiato. E che oggi si basa sull’utilizzo delle risorse europee per rendere i diritti universali delle certezze: parlo di sanità e di scuola. E’ bene fare un’opposizione dura e netta a Musumeci in Regione, proponendo una Sicilia in linea con la visione europea e europeista che abbia nell’equità e nella giustizia sociale un punto fermo. Secondo me il ciclo delle due destre è finito, e per fortuna della Sicilia è durato poco. L’anno prossimo saremo tutti in Sicilia per la campagna elettorale e il segretario, che ha già tanta energia, dovrà mantenersi in forma, fare il maratoneta”.
“Le feste dell’Unità – prosegue l’ex Ministro – rappresentano per noi il momento in cui si rimette l’acqua alle radici. Noi restiamo il partito dei territori: come presenza sul territorio ci superano solo la Chiesa, Poste italiane e i carabinieri. Abbiamo 5 mila circoli che hanno vissuto la trasformazione della società e della politica in questi decenni. Siamo orgogliosi che ci siano ogni giorno dei volontari che alzino e abbassino le saracinesche dei circoli, ma anche che gettino le reti in grado di farci restare uniti”. “Questo partito – aggiunge – è passato da alcuni momenti shock, come la terribile sconfitta alle Politiche nel 2018. Siamo usciti da sotto le macerie, abbiamo fatto il congresso con Zingaretti e 1,6 milioni di persone si sono messe in fila e ci hanno anche dato uno schiaffone per chiederci di meritare il loro affetto. Ma da lì siamo ripartiti. Per la gestione del Covid – lo dico con orgoglio – il Pd è stato fondamentale per la sua visione europeista, per i suoi valori della sussidiarietà. Senza di noi l’Italia non avrebbe avuto la sensibilità per ripartire dalla prevenzione territoriale sanitaria. Quella vera”.
Ultimo accenno sulla zona gialla. Boccia, che nella sua posizione di Ministro ha avuto contatti frequenti con tutti i rappresentanti istituzionali, spiega che “Musumeci è un gentiluomo, ma partiamo da approcci politici completamente differenti. Alla Regione hanno fatto troppo i negazionisti, sottovalutando il problema. Ma nella prima fase della pandemia siamo stati noi, col lockdown, a evitare che il virus potesse dilagare nel Mezzogiorno. Se la Sicilia è ultima per numero di vaccinati, qualcuno deve chiedersi cosa è successo in questi mesi. E comunque è il fallimento di tutti noi, che forse non ci siamo fatti sentire abbastanza e non abbiamo costretto la Regione a fare le cose che andavano fatte… Oggi, a differenza di un anno fa, e nonostante i vaccini, le alte temperature e le scuole chiuse, ci sono molti più positivi e più ricoveri in Terapia intensiva. Musumeci, da presidente di una Regione autonomista, eserciti i suoi poteri e chieda l’introduzione dell’obbligo vaccinale. Io sono a favore. Per tornare al passato non dovrà esserci più il virus in circolazione, ma per tornare a convivere dobbiamo fidarci della scienza”.