Prosegue a vele spiegate, al parco archeologico di Morgantina, la prima edizione del Barbablù Fest, da un’idea di Pietrangelo Buttafuoco. Dopo il sold-out fatto registrare in apertura da Lello Analfino e i Tinturia, l’omaggio di Ninni Bruschetta allo scrittore siciliano Antonio Caldarella, e la “Clitemnestra” di Luciano Violante con Viola Graziosi, questa sera tocca a Salvo Piparo portare in scena un esperimento tutto nuovo: si chiama ‘Un giudice come Dio comanda’ ed è ispirato alla storia di Rosario Livatino, il giudice ragazzino ammazzato dalla mafia. Il primo magistrato ad essere beatificato in epoca moderna. Lo spettacolo sarà introdotto da Giuseppe Sottile con la lettura di un brano di Sciascia sul legno storto della giustizia.
Livatino aveva 38 anni quando venne assassinato il 21 settembre 1990 mentre, senza scorta, andava in tribunale: magistrato non “di sistema” ma paladino di giustizia, uomo che applicava la norma secondo competenza e coscienza. Per Livatino “la credibilità è stata la coerenza piena e invincibile tra fede cristiana e vita” ha ricordato il cardinale Marcello Semeraro nella cerimonia della sua beatificazione dello scorso 9 maggio. Salvo Piparo, in settanta minuti, ci riporta alla memoria la storia di un’anima gentile, il cui profondo senso del dovere non ha mai temuto alcuna forma di ricatto. Il lavoro è liberamente tratto dal testo di Alfredo Mantovano, Domenico Airoma e Mauro Ronco. Assieme a Piparo, sul palco, anche Emanuela Fai (canti popolari, ma anche Penelope e Medusa) e il figlio, un enfant prodige di appena 12 anni, Duilio Virzì (pianoforte, percussioni e fisarmonica).