Nel sistema anti-incendio della Regione più di qualcosa non ha funzionato. La mancata prevenzione e il ritardo nell’erogazione delle risorse per i Forestali, sono le criticità più note. Ma ce n’è un’altra, passata quasi in sordina: la mancata firma della convenzione fra il governo e i Vigili del Fuoco. La prima segnalazione, giunta all’indomani dei roghi che hanno interessato il Catanese, proveniva dal sindacato autonomo dei pompieri, il Conapo, che denunciava l’insufficienza delle risorse a disposizione. Oggi a rilanciare l’allarme – nonostante dal Viminale siano arrivati segnali d’ottimismo per una firma imminente – è Anthony Barbagallo, segretario regionale del Partito Democratico: “Questa pratica andava espletata in primavera. E invece anche stavolta, dopo aver rassicurato tutti, Musumeci non ha mosso un dito. Sembra un pugile suonato, che ha perso la bussola. Siamo di fronte all’ennesimo episodio che rivela l’incapacità di programmazione del governo”.

A che serve il nostro Corpo Forestale?

“Attorno ai Forestali ci sono situazioni poco chiare che denunciamo da sempre: il ritardo nei pagamenti, le stagioni a singhiozzo. Il governo, durante la sessione finanziaria, è venuto in aula chiedendo che la campagna anti-incendio fosse finanziata con la riprogrammazione dei fondi comunitari. Nel giro di tre mesi ci ha ripensato, caricando le somme sul bilancio regionale”.

Però, come affermato da Musumeci, le competenze della Regione – relativamente alla prevenzione – si limitano alle superfici boschive. Che sono colpite solo in parte dai roghi.

“Il capo della Protezione civile nazionale, Fabrizio Curcio, è stato categorico, e ha tirato le orecchie al governo siciliano, ricordando che la vigilanza è di competenza della Regione. Qualche giorno fa l’assessore al Territorio e Ambiente aveva dato la colpa ai Comuni. Sembra la solita tattica dello scaricabarile”.

La Sicilia continua a bruciare: crede c’entri qualcosa il business del fotovoltaico? Imprenditori spregiudicati per danno fuoco ai terreni per costringere gli agricoltori a vendere?

“Non ho elementi per fare valutazioni del genere. Ma quello noto, purtroppo, è che il fenomeno viene sottovalutato in una maniera imbarazzante. Ogni anno si parla delle stesse problematiche, che però si ripresentano in modo ciclico. Aver rifiutato di sottoscrivere una convenzione coi Vigili del Fuoco, nella primavera scorsa, rappresenta un errore gravissimo. Doloso. E una responsabilità pesante”.

Assieme ad alcuni deputati del Pd e dei Cinque Stelle siete impegnati in un tour degli ospedali per denunciare le criticità gestionali. Dopo Bronte e Caltagirone siete stati, venerdì scorso, a Paternò: cosa vi inquieta?

“La sanità siciliana ha un record: essere ultima in tutte le classifiche. In quella relativa alla vaccinazione, ai tamponi, all’efficienza ospedaliera. Ha numeri imbarazzanti. Continueremo il nostro giro per segnalare le gravi deficienze nella programmazione, nella capacità di assumere personale adeguato, di dare sostegno e risorse ai medici e al personale sanitario. La nostra è stata l’ultima regione italiana a fornire i dispositivi di sicurezza – tute, guanti e occhiali – a medici e infermieri. I nostri operatori sanitari sono andati in trincea, a combattere il Covid, senza dispositivi”.

Però almeno con la campagna di vaccinazione ci stiamo avvicinando ad altre regioni.

“Mi lasci dire una cosa sugli Aperivax. Sono una cosa fuori dal mondo. Chi ha responsabilità di governo dovrebbe dare segnali esemplari. E se da un lato ci troviamo un assessore che lancia proclami sul fatto che non vaccinerà le figlie, andando contro le conquiste della scienza (il riferimento è all’assessore al Turismo, Manlio Messina ndr), dall’altro si scambiano i buoni offerti dall’assessorato alla Salute con degli aperitivi alcolici. E’ un segnale diseducativo. Sarebbe stato più giusto investire su un libro, anziché sull’alcol. E poi ho un altro tarlo che mi tormenta…”.

Quale?

“Il Partito Democratico ha depositato un’interrogazione per conoscere i criteri con cui vengono scelti i locali destinati all’Aperivax. Non vorrei ce ne fosse qualcuno presidiato da grandi elettori del centrodestra”.

Un’altra questione annosa riguarda i Comuni in rosso. Lei e l’ex Ministro Boccia avete chiesto di spostare a settembre i termini per l’approvazione del Bilancio di previsione.

“Speriamo di poter ottenere questo risultato. Ci sono parecchie interlocuzioni in corso, anche a Roma. Il Pd nei giorni scorsi ha presentato un disegno di legge che prevede minori responsabilità civili, penali e contabili e maggiori tutele per i sindaci, che in questo momento non possono essere lasciati soli. Al contrario, vanno accompagnati con strumenti adeguati, in grado di garantire la governabilità della pubblica amministrazione e di dare respiro alle situazioni debitorie che vengono ereditate dal passato. Mai come oggi bisogna mettere in discussione la riforma del titolo V della Costituzione. L’autonomia finanziaria dei Comuni, se mancano i soldi, è una conquista vuota”.

Le variazioni di Bilancio proposte in commissione prima della pausa estiva, fra l’altro, propongono un ulteriore taglio ai trasferimenti, ma anche ai lavoratori precari che lavorano nei Comuni.

“Questo è sintomo di ciò che le dicevo prima: lo scaricabarile da parte della Regione verso gli enti locali. Le accuse dell’assessore al Territorio, sul fronte degli incendi, e del presidente della Regione, sulla raccolta differenziata, non possono passare inosservati. Così come, nel Catanese, l’assoluta incapacità di sostenere le spese per lo spazzamento e il conferimento della cenere vulcanica. E’ diventata una barzelletta”.

S’è fatto un’idea dei cambi di partito negli ultimi giorni. Un paio di parlamentari approdati alla Lega avevano iniziato la legislatura nel Pd.

“C’è uno scadimento mai visto prima. E’ in atto una vera e propria campagna acquisti. Mi preoccupa, per la verità, anche la spregiudicatezza che stanno assumendo le campagne elettorali: la costruzione del consenso è sempre più basata sui cambi di casacca, e sempre meno sulle proposte. Noi abbiamo proposto la modifica del regolamento per limitare il fenomeno dei voltagabbana: spero che anche gli altri partiti ci mettano la faccia, ma in questa fase noto silenzi e omissioni eloquenti da parte di molte forze parlamentari presenti all’Ars”.

Parliamo di prospettive. Lei ha posto il tema delle primarie, senza tuttavia specificare se fossero riferite alla coalizione o al Partito Democratico.

“Il Pd è la casa delle primarie. Ma una valutazione complessiva, anche sulla tempistica, dovrà avvenire assieme ai nostri alleati. Mi faccia dire però che, in un momento così difficile per le donne, in cui la disoccupazione femminile – soprattutto in Sicilia – ha raggiunto livelli allarmanti, sarebbe un bel segnale lavorare su un candidato donna”.

Con Forza Italia il dialogo prosegue?

“Io credo che sia necessario semplificare le cose. La nostra coalizione, in prospettiva, si regge sul rapporto fra Pd e Movimento 5 Stelle. Cioè i due partiti che in Sicilia sono primi nei sondaggi, anche grazie alla performance del governo regionale, che certamente ci avvantaggia. Non possiamo ignorare che al centro ci sono grandi spostamenti ed equilibri da ridiscutere. Forza Italia, a Roma, ha perso più di 50 parlamentari dall’inizio della legislatura. Io ho sempre detto che la coalizione va allargata alle forze popolari e moderate, soprattutto a quelle che fanno opposizione a Musumeci. Una verifica andrebbe fatta a partire da queste caratteristiche”.

Sarebbe più facile competere con Musumeci o con un candidato proposto dalla Lega?

“Ho già tanti problemi nel mio schieramento, che non ho il tempo di pensare agli avversari (sorride, ndr). Il centrodestra siciliano, però, dovrebbe avere la dignità di presentarsi davanti agli elettori sulla base del lavoro svolto in questi anni – secondo me disastroso – e prendere atto della volontà popolare. Non credo potrà salvarsi dalla sconfitta. Detto questo, il tentativo di cambiare il cavallo in corsa lascia il tempo che trova”.

Un’ultima curiosità: il M5s è rimasto solo a difendere il Reddito di cittadinanza o ci siete anche voi?

“Ultimamente sta passando il principio che se uno è povero è colpa sua. Noi siamo contro la demonizzazione del Reddito. Se non ci fosse stato questo strumento – che in Sicilia ha una platea di 527 mila beneficiari – al termine di questa emergenza economica e sanitaria avremmo raccontato un’altra storia. I numeri parlano chiaro: la maggior parte dei percettori sono donne, inoltre c’è un 20% che a fine mese non arriverebbe a 800 euro e usa il sussidio solo come integrazione. Ci sono tanti soggetti che non hanno un’età impiegabile, mentre il 6% non è in grado di lavorare a causa di alcune disabilità. A noi fa rabbia l’immagine del ristoratore che la sera è costretto a trascinare tavoli e sedie all’interno del locale perché ha carenza di personale, ma grida più vendetta il lavapiatti che viene remunerato 700 euro al mese per dieci ore di lavoro al giorno”.

Almeno migliorarlo, no?

“Se c’è una cosa da migliorare è che soltanto 52 comuni su 390 hanno presentato i progetti di utilità collettiva (Puc). Quindi bisogna sensibilizzare di più gli enti locali”.