Tutto nasce da “una bellissima storia d’amore, dal desiderio irresistibile delle pietre di ritornare”. Pietrangelo Buttafuoco è l’ideatore della prima edizione del Barbablù Fest. Le “pietre”, invece, sono la Venere di Morgantina e la Testa di Ade, che hanno fatto ritorno alla casa madre – questo sito archeologico che “merita di essere restituito al mondo” – dopo essere state trafugate e aver passato un periodo d’esilio al Paul Getty Museum di Malibù. Lello Analfino, che sarà il protagonista della prima serata del Festival, giovedì 19 agosto, è stato il primo cantore di “Cocciu d’amuri”, ne ha fatto una meravigliosa serenata. Così come meraviglioso è il programma di questa kermesse, che si terrà nei due spazi all’interno del sito archeologico di Morgantina, e abbraccia il teatro, la musica, i dibattiti. La produzione esecutiva e l’organizzazione generale sono a cura di Terzo Millennio di Andrea Peria. Mentre il regista e direttore artistico è Giuseppe Dipasquale – erede dell’arte teatrale di Andrea Camilleri, suo maestro – oggi reduce dal grandissimo successo a L’Aquila con Clitemnestra scritto da Luciano Violante e interpretato da Viola Graziosi, per non dire del suo allestimento di Traviata al Coccia di Novara.

Fra gli appuntamenti in calendario, spiccano ‘Un giudice come Dio comanda’, l’opera di Salvo Piparo dedicata a Rosario Livatino, il giudice ragazzino, con un’introduzione a viva voce di Giuseppe Sottile; o il dialogo, moderato da Giuseppe Falci del Corriere della Sera, tra quelli che Buttafuoco definisce due “irredimibili mostri sacri della Prima Repubblica: Totò Cuffaro e Mirello Crisafulli”. Ma facciamo ordine nei pensieri. E torniamo all’inizio. All’idea di Buttafuoco. “Noi abbiamo a disposizione un posto magnifico, bellissimo, inaspettato che è il parco archeologico di Morgantina – spiega lo scrittore e ideatore di Barbablù – che comprende anche un contesto paesaggistico e una bellezza unica, rappresentazione di una Sicilia inaspettata. Che non è quella pittoresca, ma solenne e meravigliosa. E poi c’è anche un teatro fra i più belli al mondo che merita di essere restituiti alla vita vera”.

Da cosa si è lasciato ispirare?

La Testa di Ade al Salinas di Palermo

“Da due avventure di memoria: la Kore di Morgantina; e la Testa di Ade, chiamata Barbablù per i suoi ricci colorati. Due reperti preziosi che hanno conosciuto un successo da rockstar quando si trovavano lontani e che adesso sono ritornati nella loro terra. Lì nasce l’idea. A essa ho unito una mia vecchia fissazione: cioè che il nostro patrimonio culturale, artistico si chiama così perché è un vero e proprio deposito di piccioli, di possibilità, di ricchezza. Tutte le cose belle generano un movimento continuo, un indotto strabiliante che è fatto non solo dalla fatica degli artisti e dalla gioia degli spettatori, ma anche da alberghi, ristoranti, tecnici. Un indotto che porta ristoro, ma soprattutto promessa vera di futuro. Mi piace imporre questa strada perché l’unica fiat a nostra disposizione: abbiamo la possibilità di realizzare cose che altrove si fanno con agio e una certa consuetudine, ma che in Sicilia possono diventare elemento ulteriore”.

In che modo?

“Vede, ho notato il successo che replica ogni anno il Festival dei due mondi di Spoleto. E mi sono chiesto: perché non fare una cosa del genere in Sicilia? Le più grandi star internazionali farebbero di tutto per compiere un’esperienza di questo tipo, e soprattutto in un contesto di bellezze ineguagliabile. La Testa di Ade è magnetica, ipnotica, tutti la vogliono vedere. La testa è un riflesso di ciò che vuole il cuore, così abbiamo deciso di celebrare l’unione di sentimenti, poesia, arte, discussione”.

Più che un Festival, sembra una vera e propria festa. Un modo per dimostrare a tutti che la Sicilia produce svariate culture artistiche, e tutte nobilissime.

“Io ragiono sempre passo dopo passo. Sa quante volte ci viene un’idea e immediatamente ti metti al telefono cercando di realizzarla? Questo Festival, però, non funziona nell’ottica dell’improvvisazione, perché tutto è corredato secondo i principi di grande professionalità. E’ ovvio che ci troviamo in un eterno laboratorio, ma questa cosa è nata con l’idea di farla vivere per sempre. A prescindere da me, da chi la sta facendo adesso. Abbiamo già messo in cantiere una sessione invernale”.

E avete già ricevuto tanti apprezzamenti…

“Compresa la telefonata in diretta, durante la conferenza di presentazione, di Gennaro Nunziante. Cioè la testa pensante di quella fabbrica commerciale, industriale, di indotto che è la commedia. Non fosse altro perché attraverso lui abbiamo Checco Zalone, fino ad arrivare a Pio e Amedeo, cioè tutti i percorsi del genere. Nunziante è il nostro Pietro Germi. Sappiamo quanto fu importante la produzione e la realizzazione delle pellicole di Germi per il territorio, anche sotto il profilo della crescita economica. Ecco: noi abbiamo queste cose e dobbiamo offrirle al mondo. Si chiama patrimonio ed è un potente lascito”.

Avete anche ricevuto un messaggio del Ministro della Cultura, Dario Franceschini.

“Ha detto che la prima edizione di un Festival è un’occasione felice per ricordare il ricco patrimonio di teatri di pietra di cui gode il nostro Paese e il Mezzogiorno in particolare. E che risuonare questi monumenti di vibrazioni acustiche, riportarvi l’armonia dell’esecuzione e la vivacità della rappresentazione significa restituirli alla loro autentica essenza. Non più rovine, ma parte integrante delle nostre vite”.

Ci saranno anche dei politici.

“Non solo politici. Ma anche imprenditori, ragazzi che si fanno strada… A cominciare dai campioni dello sport, che hanno partecipato alle Olimpiadi: ognuno porta una cifra, un aggancio all’attualità che diventa un fatto concreto. Il politico è interessante da ascoltare quando ha un qualcosa che va oltre l’immediato. Sa qual è stata la mia più bella esperienza professionale? Quando mi sono ritrovato al tavolo di una discussione dove si doveva varare un progetto che avrebbe avuto inizio nel 2035: ci siamo guardati intorno e nessuno di quelli seduti al tavolo sarebbe stato presente nel 2035. Quello sì che dava un senso di progettazione vera. Invece, il difetto che spesso ci attanaglia, è quello di affidarci all’immediatezza, alla ricerca di un consenso, di un facile e miserrimo guadagno”.

Tra i politici ce n’è uno che ha contribuito in modo importante a questo progetto: l’assessore regionale ai Beni culturali, Alberto Samonà.

La presentazione del Barbablu Fest

“Lui ha l’identikit tipico di chi quel mondo lo conosce. Arriva dalla fondazione Piccolo di Calanovella, che è un’esperienza notevole, una delle pagine più preziose della nostra identità. Talvolta sacrificata dal disbrigo corrente, ma fondamento di qualcosa di importante. Attraverso la storia dei Piccolo si svela una dimensione di famiglia, ma anche di letteratura, di arte, di botanica. C’è Tomasi di Lampedusa, c’è Battiato, e tanti ospiti eccellenti che gravitavano in quella società. C’è un’idea di Sicilia che stava nel mondo ed era cercata dal mondo. Chi viene dalla trincea del lavoro culturale ha una sensibilità e una curiosità in più, rispetto a chi è politicante e basta”.

Samonà è un uomo di destra, fa parte della Lega. Eppure molti storcevano il naso quando gli venne assegnato l’assessorato all’Identità siciliana.

“Io non so quali siano gli equilibri attuali della politica siciliana. Ma – concettualmente – la Lega Nord di Gianfranco Miglio, di Andrea Mascetti e del gruppo Terra Insubre, la quintessenza del Carroccio di vent’anni fa, è più coerente con una certa idea di Sicilia. La Sicilia è pur sempre la terra del Gran Lombardo, basti il riferimento a due capolavori: “Le città del mondo” e “Conversazione in Sicilia”, entrambi di Elio Vittorini. La Sicilia ha una sua storia, una sua identità che non corrisponde all’idea meridionale. Ha un’altra sensibilità”.

Segno, una volta di più, che non esiste un’egemonia culturale di sinistra…

“Non vorrei scandalizzare le anime belle… Ma il catalogo Adelphi è il migliore perché ha usato un escamotage furbo, cioè ha pubblicato la letteratura di destra – da Schmitt a Junger a Nietzsche – cosa che gli altri editori non si sono sognati di fare. La cifra vera della qualità di Adelphi nasce da questo lusso”.

Ci consiglia un appuntamento del Barbablù Fest da non perdere?

“Uno su tutti no. Il Festival è costruito come un libro da sfogliare dall’inizio alla fine. E’ una cosa che parte dalla testa per arrivare al cuore”.