Le società partecipate sono 13; ma anche gli enti strumentali controllati o partecipati (71), gli organismi strumentali (24) e gli organismi in liquidazione (55) esigono un’operazione trasparenza da parte della Regione. Invece, sostengono Luigi Sunseri e Gianina Ciancio, deputati regionale del M5s, questo non avviene. Il tema è stato affrontato in conferenza stampa su Zoom. Sunseri, nel corso dell’ultimo anno, ha catalogato tutto: società, bilanci, amministratori. E ha scoperto verità più gravi rispetto a quanto non fosse lecito aspettarsi. “Questo lavoro – ha esordito il parlamentare, componente della commissione Bilancio – rivela il lato oscuro della Regione. Una seconda porzione di vita piena di irregolarità, che tuttavia ai governi che si sono succeduti, compreso l’attuale, di gestire – grazie alle nomine – il potere nei vari territori”.
I soli dipendenti delle 163 società partecipate (7 mila in totale, la metà dei dipendenti regionali) pesano sul bilancio per 235 milioni all’anno. Nel quinquennio 2013-2018 l’esborso per questo personale è stato di 1.265 milioni di euro e questo al netto dei costi per le consulenze e rapporti di lavoro atipico (ad esempio contratti a tempo determinato e lavoro somministrato) e senza considerare quelli delle società in liquidazione. Sulle partecipate la Corte dei Conti è andata giù durissima: “Le partecipate regionali si sono dimostrate geneticamente prive di sostenibilità economica”.
Il deputato ha svelato alcuni esempi di mala gestio. Uno l’aveva anticipato in aula ieri, e riguarda la SIS (Società Interporti Siciliani): “Nata con lo scopo di realizzare due interporti a Catania e Termini Imerese, dopo 25 anni questo scopo non è stato raggiunto. A Termini, infatti, non è stata posata una sola pietra. E’ una di quelle società su cui Musumeci, da presidente della commissione Antimafia, gettò il sospetto di avere troppe relazioni con il sistema criminale. Ma durante il suo mandato ha deciso di ricapitalizzarla per 2,5 milioni di euro. Tra le cose che abbiamo notato c’è una serie di nomine che non sono passate dall’assemblea degli azionisti. Uno dei casi più eclatanti è lo stagista che prende 7-800 euro al mese che viene nominato come responsabile per la corruzione e la trasparenza. Inoltre, dopo quattro anni di bilanci in passivo, il Cda dovrebbe decadere: e non è avvenuto”. Tra le ultime determinazioni, quella con cui il presidente Torrisi si auto-assegna un bonus di fine mandato “non previsto dal Testo unico delle società partecipate. Questo potrebbe causare un danno all’erario”.
Ma sono davvero mille gli interrogativi. Riguardano Airgest, la società di gestione dell’aeroporto di Trapani, controllata dalla Regione per oltre il 99%, che esige ogni anno pesanti interventi di ricapitalizzazione, Sicilia Digitale, che fa sempre riferimento alle medesime società interinali per l’assunzione di personale; passando per il Parco Scientifico Tecnologico che “non so cosa faccia di preciso. Ha un organico di tre persone che ogni tanto si presentano in commissione Bilancio a chiedere soldi”. Ma le anomalie stanno anche nei consorzi: uno di questi è Corissia (Consorzio di ricerca per lo sviluppo di progetti innovativi agroambientali), dove i sei componenti del Cda controllano due soli indipendenti, inquadrati come dirigenti di secondo e terzo livello. Ma anche il Corfilac di Ragusa, che vanta al suo interno una caciotteria pregiatissima, è stato inaugurato e immediatamente chiuso.
E poi c’è lo scandalo sublime degli enti in liquidazione: alcuni, come l’Ente minerario siciliano (Ems) e l’Espi (Ente siciliano per la promozione industriale), addirittura dal ’99. Un recente accordo Stato-Regione, aveva previsto la chiusura immediata delle procedure di liquidazione pendenti – persino i 10 consorzi Asi, rimpiazzati dall’Irsap, risultano in liquidazione da nove anni – e soprattutto la razionalizzazione delle altre. Allo scopo di ridurre la spesa e far respirare i bilanci. Macché. L’unica operazione verità arriva da un deputato di opposizione, che non era tenuto a un lavoro così approfondito su una galassia ‘fantasma’: “L’unica attività di razionalizzazione è quella che ha portato alla fusione di Ircac e Crias nella nuova Irca, ma dopo due anni non è ancora stato nominato il Consiglio d’Amministrazione”. Per non parlare dei bilanci di tutti questi enti: molti di essi (quelli che superano il 3% del valore dei conti regionali) entrano nel Bilancio consolidato della Regio ne, che da aprile è fermo in commissione. “Il messaggio che vogliamo dare ai siciliani – ha concluso Sunseri – è che esiste un grosso pezzo di questa Regione che può e deve migliorare nell’efficienza, e che per farlo occorre tagliare le spese e mettere amministratori capaci, che possono dare una svolta a queste società”. Già, ma quando?