A me le Poste ricordano sempre mia nonna, che ho amato come una madre. Alla fine di ogni mese, puntuale come un tedesco che lavora in Svizzera in una banca giapponese, ricordava a mia madre che era il momento di andare agli sportelli postali per ritirare la “mesata”. Una magra pensione di reversibilità rimpolpata da quella per gli invalidi che le permetteva di fare felici i nipoti con un mezzo stipendio in nero da spendere in pacchi di figurine e biglietti per lo stadio.
Le Poste Italiane sono un po’ cambiate da allora e oggi non ci si va più soltanto per ritirare la pensione o per pagare balzelli e bollette. Oggi le Poste non si limitano solo ai servizi postali ma si occupano di servizi finanziari e assicurativi: le persone possono aprire un conto corrente e spesso allo stesso sportello del BancoPosta, viene offerto qualche investimento conveniente, redditizio e soprattutto sicuro; oppure un’assicurazione sulla vita per il nipote che studia all’estero e si sa, signora mia, quanti pericoli ci possono essere! Tutti i soldi raccolti dalle Poste Italiane prendono il nome di risparmio postale e sono affidati ad una società per azioni controllata dal Ministero dell’Economia che si chiama Cassa Depositi e Prestiti. Le Poste sono controllate dallo stesso Ministero che detiene la maggioranza delle azioni e così lo Stato raccoglie i soldi dei risparmiatori che vanno alle Poste e poi decide cosa farne sia direttamente che attraverso la Cassa Depositi e Prestiti.
A raccontarla così sembra proprio che le Poste siano diventate una banca d’affari che investe le somme dei correntisti e spera di ricavarne un profitto. Ma se penso alle Poste continuo a vedere mia nonna che grida a mia madre di prendere i soldi e di certo faccio fatica a pensare a Gordon Gekko in Wall Street che, con i soldi dei conti correnti dei pensionati, investe in grandi società per azioni e rischia tutti i capitali dando sfogo alla sua cupidigia. Le Poste odorano di famiglia, di nonne e anziani in attesa della pensione e di ragazzi in fila che pagano la multa perché guidavano senza casco e non vogliono farlo scoprire ai genitori. Alle Poste si parla un linguaggio antico, rassicurante, fatto di francobolli e di un’Italia contadina e risparmiatrice che suda i propri soldi e li affida sicura allo Stato.
Cosa mai potrebbe andare storto se addirittura a gestire tutto c’è lo Stato? Le stesse Poste poco tempo fa pubblicizzavano un investimento in titoli sbandierando un “rendimento garantito” e la “garanzia dello Stato”. Fidatevi dunque! State sereni! Mettere i soldi alle Poste è come tenerli sotto il materasso della nonna ma con tanti servizi in più!
Nel 2005 alcuni di questi risparmiatori vengono quindi convinti, dai consulenti di BancoPosta passati direttamente dallo sportello pensionati al rutilante mondo dell’alta finanza, a comprare quote di un fondo immobiliare creato da Poste Italiane che garantiva rendimenti sicuri e rischi bassi. Il fondo si chiama Obelisco e furono vendute 70.000 quote ad un prezzo iniziale di 2.500 €. Dopo 13 anni il fondo, che valeva circa 172 milioni, ne vale solo 3 e pare che i rischi di investimento fossero molto più alti di quello che hanno raccontato ai risparmiatori che oggi hanno praticamente azzerato il proprio capitale e hanno preso una bella fregatura. Ma come è stato possibile? E lo Stato che fine ha fatto? E la rassicurante atmosfera dell’agenzia postale non è riuscita a moltiplicare gli zecchini come il gatto e la volpe hanno provato a fare con Pinocchio?
Agli italiani piace che lo Stato controlli tutto quello che sta sul mercato. Lo Stato li rassicura. E’ la coperta di Linus, l’orsacchiotto da abbracciare quando abbiamo paura, la maglia di Corini da guardare quando pensi che il Palermo non abbia più speranze. Eppure, a pensarci bene, ogni volta che lo Stato si intromette nelle questioni economiche finisce con il fare molti danni e spalmare le perdite anche su quelli che si limitano soltanto a pagare le tasse: a privatizzare i profitti e a socializzare le perdite. Non passa giorno che la Cassa Depositi e Prestiti non venga tirata per la giacchetta dal politico di turno ora per salvare Alitalia, ora per entrare in Telecom e mantenerne l’italianità e ora per investire nel prossimo sogno autarchico di una politica industriale destinata al fallimento perché orientata ai voti più che al profitto.
Quando passate dalla Posta e qualcuno vi offre un prodotto finanziario provate a non dimenticare che i soldi non crescono sugli alberi e gli investimenti sicuri non esistono. Ma soprattutto non dimenticate che le parole peggiori che possiate sentire da qualcuno sono queste: “Buongiorno, sono del governo, sono qui per aiutarla”.