E così l’odioso atto razzista si è ridotto, alla resa dei conti, a una ragazzata figlia della noia e della stupidità. L’uovo tirato in faccia all’atleta italiana di colore nient’altro è stato, per stessa ammissione dei tre autori, che una goliardata, e la sollevazione popolare sull’allarme razzismo che aleggia sulle nostre teste complici si è afflosciata come un palloncino mal gonfiato.
Suppongo che perfino la ragazza vittima – pronta fin dal primo istante a dichiarare, dopo un’autoindagine lampo degna del Mossad, che di atto razzista si trattava – sarà stata costretta a rivedere la sua posizione. No cara, il colore della tua pelle non c’entra niente con l’idiozia dei tre ragazzetti.
Detto questo, c’è forse una cosa ancora più fastidiosa di questo teatrino buffo: l’esclusione della matrice razzista per il sol fatto che uno dei lanciatori di uova è figlio (nientemeno) che di un consigliere comunale del Pd, come se i figli dei politici del Pd fossero ontologicamente immuni dalla malattia del razzismo, come se l’estrazione politica del genitore li tenesse al riparo, dal momento stesso in cui lasciano il grembo materno, da sentimenti beceri e odiosi come il razzismo.
Ecco, la retromarcia sul movente dopo avere controllato la tessera politica del parente contiene probabilmente tutto il senso della superficialità, della rozzezza (della malafede in qualche caso) con cui qualcuno maneggia un tema delicato come il razzismo. E dà anche il segno di un pregiudizio figlio delle apparenze: tu uomo di sinistra sei inclusivo e accogliente, tu uomo di destra sei ignorante e razzista.
Pensate che buffo se scoprissimo invece che dietro al lancio dell’uovo ci fosse proprio, con un colpo di scena alla Hitchcock, l’odio razziale. Potremmo addirittura scoprire che l’ignoranza e la stupidità albergano anche nei cuori puri dei figli dei consiglieri comunali del Pd. Ci credereste?