Alla voce “immobili” il governo regionale rischia di inciampare ancora. Dopo la bocciatura dello Stato patrimoniale da parte della Corte dei Conti (durante l’ultimo giudizio di parifica), Musumeci si ritrova con un’altra tassa da pagare: lo stop al progetto del mega centro direzionale, dal valore di 425 milioni, che sarebbe dovuto sorgere in via Ugo La Malfa, a Palermo. L’obiettivo dell’Amministrazione regionale è far confluire tutti gli uffici di assessorati e dipartimenti sotto lo stesso tetto, in quello che Musumeci aveva ribattezzato come “il più importante investimento di edilizia pubblica realizzato in Italia negli ultimi decenni”.
Dopo l’intervento di Striscia la Notizia, che ha pescato un potenziale conflitto d’interessi fra Marc Mimram, presidente della commissione aggiudicatrice del concorso, e uno studio francese (Leclercq) che fa parte del raggruppamento vincitore, la procedura era stata sospesa: “Stiamo esaminando il caso – aveva detto il dirigente generale del dipartimento Tecnico, Salvatore Lizzio – e abbiamo chiesto un parere all’Ufficio legale della Regione e all’Avvocatura dello Stato. A breve, comunque, verrà presa una decisione sulle modalità con cui far ripartire la procedura e riprendere l’iter per la realizzazione dell’opera”.
Ma riprendere l’iter non è così scontato, almeno alle condizioni di prima. In questi giorni, infatti, il parere dell’Avvocatura è arrivato e non riguarda soltanto lo studio di Francois Leclercq, ma anche i signori Xaverius De Geyter e Romain Ricciotti, che avrebbero dichiarato “l’insussistenza di rapporti di lavoro passati o in essere tra i componenti della commissione giudicatrice del concorso”. Cosa non vera. Il parere, infatti, taglierebbe fuori anche l’Agence Rudy Ricciotti, che si è piazzata al secondo posto nella graduatoria del 12 marzo, e la Xaveer De Geyter Architects Bvba, che ha ottenuto la quarta posizione. Secondo l’Avvocatura, “l’operatore economico che abbia presentato dichiarazioni non veritiere va senz’altro escluso dalla procedura di gara (…) Sul punto la giurisprudenza è costante e consolidata”.
L’errore, pertanto, non è del presidente Mimram, il quale non poteva conoscere preliminarmente i concorrenti; semmai di chi, conoscendo la composizione della giuria, avrebbe dovuto astenersi dal partecipare al concorso. L’ipotesi più probabile, a questo punto, è che la gara venga assegnata d’ufficio al terzo classificato – un raggruppamento a trazione italiana – piuttosto che ripetere la procedura (è previsto anche dal regolamento). Ma da qui rischia di innescarsi una lunga scia di ricorsi. Un altro duro colpo alle ambizioni del governo.
Di Paola (M5s): confermata la nostra tesi
“Ancora una volta avevamo ragione. Il centro Direzionale non si deve fare e il nuovo stop all’iter stavolta arriva addirittura dall’Avvocatura di Stato che con il suo autorevole parere mette nero su bianco anche il conflitto di interessi che sta alla base dell’intero progetto. Spiace registrare però che siamo l’unica forza politica ad essersi opposta fin dalle origini a questo progetto”. A dichiararlo è il deputato regionale del Movimento 5 Stelle Nuccio Di Paola a proposito del parere dell’Avvocatura di Stato che stoppa l’iter progettuale del Centro Direzionale della Regione Siciliana. “Una Regione che non conosce nemmeno quanti e quali sono i suoi immobili – spiega Di Paola – non può e non deve sprecare risorse per costruire un’altra mega struttura. Abbiamo fatto diversi atti parlamentari in cui denunciamo il fatto che la procedura aveva lacune evidentissime. Purtroppo siamo solo noi a dire che questo centro direzionale non si doveva fare o comunque non si sarebbe dovuto progettare in questa maniera per evidenti problemi di mobilità o anche per il semplice fatto che risulta assurdo costruire un’altra mega struttura quando non sappiamo nemmeno quanti immobili sfitti o occupati abbiamo. Capiamo che gli interessi in gioco sono evidentemente altissimi a Palazzo D’Orleans, ma tra le priorità della nostra isola non vi è certamente quella di costruire un faraonico centro direzionale” conclude Di Paola.