Il depuratore di Acqua dei Corsari, a Palermo, non “filtra”. Per questo la municipalizzata che si occupa dell’acquedotto, Amap, tre settimane fa è stata commissariata. Contestato il reato ambientale. Anche l’assessore Maria Prestigiacomo ha rimesso la delega e rischiato la sfiducia del Consiglio comunale. Ma la partita della depurazione è tutt’altro che conclusa. Giovedì prossimo, infatti, sbarcherà in commissione Ambiente, a palazzo dei Normanni. I deputati regionali del Movimento 5 Stelle, Giampiero Trizzino e Salvatore Siragusa, vogliono far luce sulla regolarità della fatturazione ai cittadini degli importi relativi alla depurazione dei reflui, allo scopo di avviare – se ci fossero dei motivi di sussistenza – le azioni per i dovuti risarcimenti. Le conseguenze per Amap e il Comune potrebbero essere nefaste.

“Ormai – dicono i due deputati – sembra acclarata la mancata depurazione dei reflui. A questo punto, però,  una domanda sorge spontanea: se gli impianti non depuravano, ai cittadini veniva addebitato ugualmente il canone di depurazione nella bolletta dell’acqua? Su questo tema non siamo disposti a fare sconti a nessuno: vogliamo risposte precise, vogliamo sapere se e da quanto tempo non veniva effettuata la depurazione e quanti utenti andrebbero doverosamente risarciti come avvenuto anni fa a Caltanissetta  grazie ad un’azione portata avanti dal M5S locale che fece risarcire da Caltaqua tantissimi utenti”. All’audizione saranno convocati il sindaco di Palermo Orlando, i vertici dell’Amap e l’assessore regionale all’Energia e rifiuti  Baglieri.

“Da qualche tempo – dice Trizzino – come Movimento stavamo cominciando ad indagare sull’effettiva depurazione dei reflui in Sicilia, stante il fatto che parecchi depuratori dell’isola non funzionano come dovrebbero. Il commissariamento dell’Amap non ha fatto altro che farci accelerare sul fronte palermitano. Non è ammissibile che i cittadini, oltre all’eventuale danno ambientale, debbano sopportare la beffa di un servizio pagato profumatamente ma non effettuato. A prescindere dall’inchiesta – continua il deputato, che è anche facilitatore nazionale per i temi ambientali – il comportamento dell’Amap non ci sembra per nulla esemplare. Come si legge chiaramente nel suo sito, la municipalizzata chiede al cittadino di produrre domanda di esenzione dalla tariffa fognatura e depurazione se questi risiede in zone non servite dalla rete fognaria o servite dalla rete fognaria non collegata ad un impianto di depurazione. Ora ci chiediamo: quanti sono i cittadini in grado di sapere se la rete a cui sono allacciati è collegata al depuratore? Non sarebbe molto più corretto se fosse l’Amap ad esonerare in partenza gli abitanti nelle zone non collegate al depuratore o collegate a un depuratore non funzionante?”.

“Considerato che si parla anche di potenziale reato di inquinamento ambientale – conclude Trizzino – il nostro auspicio è che oltre agli eventuali risarcimenti ai cittadini si faccia piena luce su questa vicenda e si puniscano gli eventuali responsabili”.