Di bassa ‘lega’ l’ostruzionismo di alcuni deputati di Salvini che, per non far approvare in commissione alla Camera il testo base sulla morte volontaria medicalmente assistita (cosiddetto suicidio assistito), hanno deciso di ricorrere ad ogni mezzo per bloccare i lavori. Ormai i loro metodi sono noti ed è evidente che su temi che riguardano l’etica e la morale sono molto intransigenti. Tanto intransigenti da non accettare il confronto democratico e costruttivo e di conseguenza non permettere che leggi che tutelano la libertà di scelta dell’essere umano possano essere approvate.
Libertà è un termine che non trova spazio dalle parti di una destra reazionaria e ‘patriottica’ che vorrebbe candidarsi alla guida del Paese. Motivazioni dense di bigottismo anacronistico stanno spesso alla base delle loro argomentazioni che vengono utilizzate per ergersi quali paladini di un cristianesimo di cui sconoscono le basi ed i presupposti e che utilizzano come scudo anche contro il diritto alla libertà di scelta dei malati che non vogliono più accettare le atroci sofferenze che purtroppo sono generate da talune condizioni cliniche ed in particolari fasi di malattie in fase terminale. Sono convinto che il Parlamento ha il dovere di fornire quella risposta che la Corte Costituzionale ci ha chiesto con insistenza e con due sentenze. Si tratta di definire un percorso organizzativo all’interno del Sistema Sanitario che consenta a chi ne faccia richiesta ed in strettissima osservanza a quei criteri sanciti dalla Corte, di porre fine in modo volontario ed autonomo alla propria vita.
Mi chiedo se durante la recente visita a Fatima il senatore Salvini si sia soffermato, oltre a fare i selfie di rito, a riflettere sul senso della vita e della morte e su quei presupposti di accoglienza verso la sofferenza altrui che ogni uomo deve possedere per definirsi cristiano. Ho visto morire tante persone che, pur profondamente consapevoli della loro fede in Dio, hanno chiesto di porre termine alla loro sofferenza perché non volevano più accettare quel dolore lacerante che rende tutto così diverso quando si è consapevoli di essere alla fine della corsa. Anche a sacerdoti e suore, giunti a quel punto di non ritorno, ho visto mutare le loro ferme convinzioni. Perché il dolore talvolta non conosce confini e non può essere controllato mentre la dignità soggettiva viene messa in seria discussione.
Dover poi dipendere totalmente da altri per la propria sopravvivenza può diventare un limite invalicabile non accettato da alcune persone. Ed allora perché accanirsi nel far mangiare per forza quell’ultimo pezzo di torta andata a male che, anche se ricevuta in dono da quel Padre misericordioso che ci ha generati, si vuole rifiutare? La vita è tale solo se è degna di essere vissuta e per questo dobbiamo batterci perché i diritti fondamentali vengano sempre tutelati. Queste posizioni estremiste non fanno bene alla democrazia e limitano la libertà del Parlamento a cui non viene consentito di confrontarsi sui temi etici che riguardano i diritti di ogni essere umano, sia che esso sia o non credente. Continuerò a stare dalla parte di chi è più fragile ed emarginato anche se questo mi è costato caro perché proprio la Lega ha chiesto la mia rimozione da relatore del provvedimento. Ma non sarà questo a farmi desistere dal continuare in questa battaglia di civiltà che la maggioranza dei cittadini ci chiede di far approvare in Parlamento.
*Giorgio Trizzino è un deputato palermitano, ex Movimento 5 Stelle, ora iscritto al Gruppo Misto