“Non avrei nulla in contrario a ricandidare Musumeci. A condizione che vi siano delle regole diverse”. Gianfranco Micciché non è mai banale. Intervistato da Live Sicilia, il presidente dell’Ars spiega che dietro il riavvicinamento con il governatore ci siano aspirazioni personali: “Tanti dicono che io lo voglio ricandidare per rifare il presidente dell’Assemblea. Se decidessi così, mi vergognerei di aver fatto politica per tanti anni. Non mi passa per l’anticamera del cervello. Anche perché so bene che nella storia della politica chiunque fa questi ragionamenti viene inc*lato all’ultimo momento”.
Talvolta il giudizio su Musumeci – nella sua capacità di coinvolgere i partiti o di farsi influenzare da consiglieri poco raccomandabili – assume toni negativi: “Non posso non riconoscere a Musumeci che tutti gli sforzi li ha fatti, ci sarà stata una mancanza di esperienza nel ruolo e troppe volte i suoi uomini hanno cercato di creare più zizzania che serenità. Il presidente è stato un po’ fuorviato da situazioni che non esistevano, cose che qualcuno gli andava a raccontare creando situazioni di continuo sospetto”. Inoltre, è venuto meno sulle riforme: Continuo a essere convinto che le riforme si possano fare solo tutti insieme. Non sono sicuro che questa sia stata la volontà del governo. Che ha portato iniziative in Aula poco discusse. Che hanno incontrato ostacoli anche in commissione. Questa purtroppo non è stata la legislatura delle riforme. Ho dovuto fare una fatica non normale perché c’è sempre stato un atteggiamento, non solo da parte dell’opposizione, di guerra, di scontro”.
Per questo ogni aspetto va ponderato bene: “Musumeci? All’inizio aveva detto di non volersi ricandidare, ora ci siederemo e ne riparleremo. Io non ho niente in contrario che lui si ricandidi. Dobbiamo fare tesoro, però, dell’esperienza di questa legislatura. Alcune cose vanno regolate. Ma non sono obbligato da nessuno”. Anche la richiesta ai partiti di ritirare gli assessori dalla giunta se non fossero stati in linea con la sua ricandidatura, non è piaciuta granché allo stato maggiore di Forza Italia: “Se mi posso permettere in amicizia dico al presidente che questo non è un atteggiamento che paga. Le scelte si fanno insieme. Io credo, per esempio che troppi sottovalutino la non entrata della Meloni nella compagine di governo nazionale. Io sarei molto prudente a dire che la cosa della coalizione è già organizzata”.
E ancora, riferendosi alla pretesa di rispetto da parte degli alleati: “Il rispetto non te lo regala nessuno, il rispetto si conquista. Non voglio dire una cosa contro Musumeci – aggiunge Miccichè – ma il pretendere rispetto solo chiedendolo non è abbastanza. Non c’è dubbio che l’attenzione nei confronti dei partiti è stata abbastanza blanda. Forse si sta cominciando ora ad avere un minimo di interesse per i partiti Ma ci sono fibrillazioni non da poco e posso dire che tra questi non c’è Forza Italia. Oggi la Lega e gli autonomisti stanno sicuramente soffrendo delle situazioni”. La strada è in salita, Musumeci lo sa. E fughe in avanti non saranno ammesse.