Pessima, controproducente, inutile, pericolosa. Sono alcuni degli aggettivi riservati dalle opposizioni alla riforma della governance dei rifiuti, che dopo la terza revisione, è stata approvata qualche giorno fa in quarta commissione e che entro l’estate – ma non si escludono sorprese – arriverà al vaglio di Sala d’Ercole. E’ una proposta nuova rispetto a quella bocciata col voto segreto, nel novembre 2019, dal parlamento siciliano. Ma non per questo migliore. E soprattutto non basterà a risolvere l’eterna emergenza, che da qui ai prossimi giorni rischia di travolgere la Sicilia a causa della chiusura della discarica di Lentini per il raggiunto limite di abbancamento: 150 comuni rimarranno al buio, e dovranno rivolgersi altrove in attesa che il governo Musumeci renda operativa la fase-2, ossia il conferimento fuori dal territorio regionale.
“Le criticità sollevate dall’Anac e dal centro studi dell’Ars, che non è certo un organo politico, suggeriscono che è un disegno di legge pessimo. Ma anche pericoloso – spiega Trizzino, deputato del Movimento 5 Stelle – perché non avremo a disposizione abbastanza tempo per verificarne il rodaggio. Servono almeno un paio d’anni, ma siamo già alla fine della legislatura”. Fra le criticità sollevate da Trizzino “la violazione dell’ambito di prossimità” e il tempo necessario a far transitare il personale dalle Srr, un soggetto diritto privato, alle Ada, il nuovo soggetto di diritto pubblico: “Ci vorranno almeno dieci anni, e inoltre dovrà avvenire tramite concorso”. L’unica soluzione ammissibile, secondo il facilitatore nazionale per i temi ambientali del MoVimento, “è modificare l’attuale legge (la n.9 del 2010) e correggere gli errori più eclatanti: intanto accelerando i processi di gara per la realizzazione degli impianti, e poi facendo confluire la gestione delle liquidazioni delle ex Ato presso un organismo unico che già esiste (l’ufficio speciale per la chiusura delle liquidazioni istituito presso l’assessorato all’Economia, ndr)”. Trizzino è scettico anche sul resto: “Musumeci parla di gestione pubblica ma poi vuole fare i termovalorizzatori, quindi in automatico apre ai privati: in quattro anni non è riuscito a fare un buco per la settima vasca a Bellolampo, figuriamoci se riesce a fare un termovalorizzatore”.
Tranchant anche il giudizio di Claudio Fava: “Oltre che dannosa, la riforma è inutile perché fa proliferare i centri di spesa, si va verso ambiti provinciali che sono i meno adatti alla gestione del processo di smaltimento, ma soprattutto si ritiene di intaccare il malessere complessivo che ha governato il sistema dei rifiuti attraverso un intervento di maquillage sulla governance. Quello che manca da tre anni e 8 mesi – sottolinea Fava -, è un’idea strutturale che modifichi questo sistema: cioè investire sull’impiantistica pubblica e togliere una significativa quota di fatturato che i privati gestiscono in condizione di monopolio. Questo non è accaduto perché probabilmente non c’è interesse da punto di vista della tenuta del consenso a intaccare alcuni diritti consolidati”. E ancora: “Questo governo, in piena estate, ha concesso proroghe a discariche sulle quali pendeva e pendono inchieste gravi; ha concesso ampliamenti a discariche travolte da altre indagini. Sembra che la centralità delle discariche e il profitto dei privati, non si possano mettere in discussione. Questo emerge anche dal dibattito un po’ opaco sulla possibilità di fare i termovalorizzatori. L’unico progetto è stato presentato dai Leonardi, gli stessi della discarica di Lentini che al momento si trova in amministrazione giudiziaria, e con la necessità dal primo maggio di dover chiudere”.
Anche il segretario del Pd, Anthony Barbagallo, non fa sconti: “La riforma dei rifiuti è un ddl cervellotico che non risolve nessuno dei problemi – ha spiegato il deputato -. La Corte dei Conti, nel 2016, fece emergere due questioni: la perimetrazione del numero di Ato, che non dovevano essere superiori a 5; e la necessità di rendere pubbliche le Srr. Come mai il governo Musumeci non è mai intervenuto per correggere questi due aspetti? Ci preoccupa, inoltre, la questione degli impianti: in quattro anni non ne sono stati realizzati di nuovi, tanto meno pubblici”. Ma Barbagallo chiede anche di fare attenzione agli affidamenti: “E’ assurdo che venga consentita la possibilità di subappalto agli aggiudicatari dei bandi: in questo modo i servizi di raccolta e conferimento vengono assegnati sempre ai soliti noti e negli stessi territori, escludendo così la concorrenza”. Infine un appunto sulla differenziata: “Le tre città metropolitane hanno una percentuale inferiore di 40 o 50 punti rispetto agli altri. Servono strumenti straordinari per evitare che lo sforzo dei restanti comuni venga vanificato dalla crisi delle grandi città. Serve un intervento normativo, ma il governo Musumeci è impegnato in altre faccende”.