Il piano dei vaccini è un pianto continuo. Ogni giorno un intoppo. Partiamo dal primo, che investe la carne viva – ma fragile – della popolazione. Le attese degli ultimi due giorni alla Fiera del Mediterraneo, con gente rimasta in fila quattro ore per un’iniezione (tra cui immunodepressi, obesi, cardiopatici), non sono da Paese civile. E non bastano le giustificazioni del commissario per l’emergenza Renato Costa, che chiede a tutti di rispettare gli orari e scarica le responsabilità sulle “anamnesi che hanno richiesto mediamente 25 minuti”. Né il tentativo, a tal punto onesto da apparire strumentale, “che molte persone in fila non avevano la prenotazione e le abbiamo vaccinate comunque”. Prima di attribuirsi dei meriti che in altri contesti sarebbe stato logico riconoscere – attenzione: la condanna non è per gli operatori, ma per gli “organizzatori” – bisogna andare alla radice del problema e capire perché, in tanti, non avessero con sé il modulo compilato. Indagare a fondo il sistema che prevede l’iscrizione a una piattaforma online, quella di Poste Italiane, che avrà senz’altro i suoi benefici, ma di fronte ai soggetti vulnerabili si sta rivelando fragile anch’essa.

Chi non aveva ricevuto il codice di esenzione dal ticket, infatti, è stato respinto dal sito. Un bug di cui si è accorta anche la Regione, che ha concesso a questi soggetti, fragili e dimenticati, di inoltrare richiesta via mail all’Asp di competenza: “In particolare – si legge in una nota di Palazzo d’Orleans – i cittadini interessati dovranno inviare la certificazione che accerti la loro condizione di salute rilasciata dal medico curante o dallo specialista. Sarà poi compito delle Asp fornire risposte agli utenti entro le 24 ore dalla ricezione della email e programmare la vaccinazione anti-Covid”.

Tutto questo dovrà avvenire finché i medici di base, autorizzati da un accordo con la Regione – che prevede rimborsi corposi (da 10 a 31,50 euro) – non avranno accesso al cuore della campagna d’immunizzazione. Il protocollo consentirà loro di ricevere i pazienti all’interno dei propri ambulatori, o raggiungerli a casa per l’inoculo. Ma fino ad allora (lunedì prossimo?) la Fiera del Mediterraneo, e con essa gli altri sette hub vaccinali dell’Isola, non potranno intasarsi e far marcire la gente al freddo e al gelo, sui marciapiedi. Specie se, come nel caso di Palermo, si annunciava di poter somministrare 8-9 mila vaccini al giorno. La macchina, invece, è andata in tilt di fronte a 1.500 persone. E adesso dovrà viaggiare a scartamento ridotto. “Valuteremo se dimezzare le 150 vaccinazioni l’ora programmate”, ha spiegato Costa.

Ma, davvero, basta guardarsi intorno per cogliere i problemi. Ce n’è uno a ogni angolo. Restando per un attimo al tema della piattaforma, balza agli occhi il limbo determinato dal blocco (superato ieri) di AstraZeneca. Dopo la decisione dell’Aifa di sospendere la somministrazione del vaccino di Oxford, Poste Italiane ha deciso di cristallizzare la piattaforma, e impedire ai 50 mila siciliani che avevano già effettuato una prenotazione di poterla modificare. L’arretrato verrà smaltito nei prossimi giorni (oggi si ricomincia alle 15). Ma i “soggetti fragili” della fascia 70-79 anni, che si erano prenotati in base all’età (prima dell’entrata in vigore del piano Figliuolo), e che avrebbero voluto cambiare vaccino – puntando su Pfizer o Moderna, come da disposizioni – sono rimasti anch’essi al palo. La riprogrammazione di questi appuntamenti, dopo aver attestato la propria fragilità, è più facile da ottenere in loco, cioè nel centro vaccinale di riferimento, che non al telefono, dove i centralinisti glissano.

Il caos è legato, in ogni caso, alla transizione dal primo piano vaccinale, elaborato dal commissario Arcuri, al secondo, del generale incaricato da Draghi. Un momento di svolta che ha sospeso la somministrazione per categorie, impedendo la guerra fra bande; ma ha costretto le Regioni a un cambio in corsa che si sta rivelando più complicato da gestire. Anche in virtù di un paio di considerazioni: che il vaccino AstraZeneca non è per tutti e che gli altri due, Pfizer e Moderna, arrivano in Sicilia, come nel resto d’Italia, a piccolissime dosi. Nella logica della somministrazione per età, inoltre, è difficile cogliere il collegamento con la proposta di Sicindindustria e Confapi, che hanno suggerito al governo regionale di allestire veri e propri hub vaccinali nelle fabbriche dei distretti produttivi.

C’è già un piano che comprende sette province siciliane, da cui per il momento rimangono fuori Catania e Siracusa, e prevede di vaccinare i dipendenti, con familiari al seguito, a prescindere dall’età. In caso contrario, infatti, non avrebbe assolutamente senso, come ha spiegato Alessandro Albanese, vicepresidente vicario di Sicindustria: “L’età del personale in servizio è tale – obietta – da rinviare la data di vaccinazione almeno fino all’estate, se non all’autunno”. Questa idea, che potrebbe apparire un tentativo di saltare la fila, è invece un’ottima soluzione per decentrare la campagna (l’assessore Razza aveva già valutato una vaccinazione ad hoc per gli operai del polo industriale di Priolo, nel Siracusano). Ma va riallineata con le indicazioni nazionali, che almeno in questa fase non la prevedono.

Fra i numerosi problemi sviscerati nelle ultime ore, c’è quello relativo al coinvolgimento di medici di famiglia, odontoiatri e farmacisti. Torneranno più che utili non appena verrà distribuito il vaccino monodose Johnson&Johnson (l’ultima settimana di marzo), ma il necessario rodaggio resta impigliato in una circolare dell’assessorato alla Salute. “Attendiamo la nota applicativa per conoscere i particolari su come aderire – dice Luigi Tramonte, segretario regionale della Fimmg, la federazione italiana dei medici di famiglia -. In Sicilia ci sono 5 mila medici di medicina generale, stimiamo un’adesione dell’80%”. E i dentisti? “Abbiamo aderito l’8 gennaio con un protocollo d’intesa – spiega Mario Marrone, presidente provinciale dell’Ordine degli odontoiatri -. Solo a Palermo siamo oltre 1.100 e l’Asp ci ha inviato un’email chiedendoci adesione e disponibilità. La maggioranza degli iscritti è orientata a vaccinare nei centri pubblici più che nei propri studi”. Mentre i farmacisti non sanno ancora se potranno somministrare o, piuttosto, dovranno mettere a disposizione i propri punti vendita per i medici delle Asp. Verrà svelato dal decreto Sostegni. Anche in questo caso, bisognerà fare chiarezza sui vaccini a disposizione. Alcuni, come Pfizer, non possono essere facilmente conservati. Occorrono più dosi di Moderna (24 mila unità sono in arrivo) e di AstraZeneca che, al netto dei dubbi instillati dall’Aifa, ha già dichiarato di sforbiciare significativamente le forniture.

Qualche medico di base potrebbe essere impiegato anche nelle case di riposo, dove la carenza di infermieri, in provincia di Palermo, ha fatto crollare sotto il 10% la percentuale degli ospiti vaccinati. Al momento non ci sono operatori liberi e le sei squadre dell’Asp devono dividersi ogni giorno fra comunità alloggio e domicili, fra disabili gravissimi e over-80 con difficoltà deambulatorie. L’ultimo bando per 350 infermieri è andato quasi deserto (si sono presentati in quattro). E l’auspicio di concludere entro il 30 aprile la vaccinazione degli ospiti della Rsa, almeno a Palermo, sembra assai ottimistico.

A causa del tracollo della fiducia in AstraZeneca – si sono persi giorni – bisognerà fare uno sforzo e veicolare il messaggio che i vaccini rappresentano l’unico antidoto. Serve una comunicazione istituzionale efficace, ma non sarà un percorso scevro da ostacoli: ne sono prova le dodicimila cancellazioni arrivate dopo il ritiro del lotto sospetto. “A seguito di questo increscioso episodio – spiega Nino Cartabellotta, della fondazione Gimbe – al di là dei tempi organizzativi per ripartire, non è possibile stimare la riduzione dell’adesione generale alla campagna vaccinale, né l’impatto della diffidenza (o del rifiuto?) individuale rispetto al vaccino AstraZeneca. Un effetto boomerang generato da una comunicazione istituzionale frammentata e non lineare, frutto di una decisione impulsiva più politica che scientifica”. Musumeci e Razza, tuttavia, hanno aperto a una corsia “preferenziale”: “Chiederemo al ministro per la Salute, Roberto Speranza, di potere somministrare AstraZeneca a chi ne fa richiesta. Perché, se dovesse risultare un farmaco innocuo, come tutti ci auguriamo, abbiamo necessità di incoraggiare la gente ad accostarsi a questo vaccino”. Saltare la fila, per una volta, non avrebbe controindicazioni.

In chiusura alcuni numeri sintomo del fallimento. Dal monitoraggio settimanale della fondazione Gimbe, emerge che, al 17 marzo, il numero di dosi consegnate alle regioni risulta essere pari a 8.597.500, il 54,8% rispetto alle previsioni. “Per rispettare le scadenze contrattuali fissate 31 marzo, dovrebbero consegnare oltre 7 milioni di dosi nelle prossime due settimane – commenta Cartabellotta –. L’Europa deve mettere in campo nuovi strumenti per garantire le forniture, pena lo slittamento continuo dei piani vaccinali di tutti i Paesi”.

Attese in Fiera: interrogazione del M5s all’Ars

“Non è ammissibile fare attendere per ore persone in condizioni precarie di salute, l’organizzazione dei vaccini alla Fiera di Palermo continua ad essere disastrosa, l’assessore Razza e il commissario per l’emergenza Covid a Palermo intervengano”. Lo afferma la deputata regionale 5stelle Roberta Schillaci, che sulla vicenda ha depositato un’interrogazione indirizzata al presidente della regione Musumeci e all’assessore alla Salute Razza. “Dopo l’avvio caotico – afferma Schillaci – la situazione non ci sembra migliorata granché. Le attese sono ancora lunghissime e sicuramente non accettabili per chi è in condizioni precarie di salute, come sono tanti delle categorie chiamate ora per i vaccini. E tutto ciò con l’aggravante delle condizioni meteo di questi giorni, non certo delle migliori, che costringono all’attesa al freddo e anche sotto la pioggia. Anche se comprendiamo – conclude Schillaci – l’importanza di correre sul versante delle vaccinazioni, chiediamo però di rivedere il meccanismo delle prenotazioni: le interminabili code e gli inevitabili conseguenti assembramenti sono da evitare ad ogni costo”.